Il disciplinare D.O.C. del Rossese di Dolceacqua, risalente al 1972, è stato il primo della Liguria. Il traguardo dei 50 anni è stato degnamente celebrato a fine luglio con una serie di eventi, che ha avuto il clou con la conferenza “Il Rossese di Dolceacqua: ieri, oggi, domani”. A incontrare gli illustri relatori (Alessandro Carassale, Edmondo Bonelli, Antonello Maietta, Matteo Gallello e Paolo Massobrio, quest’ultimo anche nelle vesti di moderatore) erano presenti il vicepresidente di Regione Liguria Alessandro Piana, gli assessori regionali al turismo Giovanni Berrino e all’urbanistica Marco Scaiola, il presidente della Camera di Commercio Riviere di Liguria Enrico Lupi e l’onorevole Flavio Di Muro, a dimostrazione dell’attenzione che le istituzioni hanno riservato all’appuntamento. In sala anche Eraldo Crespi, ex assessore regionale, ai tempi produttore, che ad inizio degli anni ‘70 fu promotore della pratica che ha portato al riconoscimento della Doc. Assente il sindaco di Dolceacqua, Fulvio Gazzola, causa Covid, che è intervenuto in remoto, salutando le autorità e ringraziando gli enti che hanno sostenuto l’iniziativa. Massobrio era presente anche nel 2002 per il trentennale della Doc: proprio allora cominciò un percorso di approfondimento e di confronto tra i produttori, che negli anni ha portato ad un importante salto di qualità Da allora tanta acqua è passata sotto il famoso ponte di Monet ed i risultati oggi sono evidenti. Il Rossese di Dolceacqua, pur rimanendo un prodotto di nicchia con una produzione totale di circa 370.000 bottiglie, ha varcato i confini nazionali, raggiunto un elevato standard qualitativo e si avvia a diventare il traino del sempre più seguito turismo enogastronomico.
La presenza in contemporanea del vicepresidente Piana, con delega all’agricoltura, e degli assessori al turismo e all’urbanistica ha sancito l’indissolubile legame che deve unire agricoltura, gestione del territorio, enogastronomia e turismo. Il presidente della Camera di Commercio Enrico Lupi, a conclusione del suo intervento, ha preannunciato che d’ora in poi questa manifestazione avrà una cadenza annuale, in modo da diventare un volano del brand Dolceacqua e dell’intero comprensorio. L’interessante relazione di Carassale, docente dell’Università di Genova e Presidente CeSVin, è stato il punto di partenza per tracciare il la strada da seguire nel prossimo futuro. Il Rossese si trova solo in Liguria ed è qui nell’estremo ponente che ha trovato la sua vera “casa”, facendosi largo l’ipotesi di puntare sempre di più sul brand Dolceacqua.
Il percorso da intraprendere è ben riassunto nella parole di Paolo Massobrio: «queste 370 mila bottiglie non devono crescere in numero, ma in valore, devono diventare ambasciatrici di una meta turistica e della sua storia».
L’obiettivo è quello di sviluppare sempre di più la qualità ed un enoturismo attento ai prodotti simbolo del territorio. Non a caso i produttori hanno già iniziato questo percorso con l’inserimento delle nomeranze nel disciplinare, diventando protagonisti con visite in cantina e degustazioni, assumendo il ruolo di “portabandiera” per una sempre maggiore diffusione del prodotto (e di conseguenza della meta turistica) oltre confine.
Il Rossese di Dolceacqua (o solo Dolceacqua, se verrà confermata la volontà di caratterizzarsi fortemente) è pronto per diventare il volano intorno a cui far ruotare e crescere l’economia di una terra che la vicina Francia e tanti altri Paesi ci invidiano.
Foto by Rosanna Calò