Perinaldo e il suo carciofo

Già affrontando le curve che, in salita, ti portano alla meta, ti rendi conto di viaggiare verso un territorio magico, odoroso di macchia mediterranea, aspro, ma non oscuro, “ubagu” come avrebbe scritto Calvino che queste montagne collinose le conosceva bene.

Perinaldo, la meta, è un borgo aperto, solare, “custodito” alle spalle dalle Alpi Liguri, Saccarello e Toraggio su tutte. Lo sguardo si perde nel verde degli ulivi, nell’azzurro del cielo e non ti stupisci che proprio qui sia nato Gian Domenico Cassini, matematico, medico e soprattutto astronomo secentesco, uno degli scienziati più influenti della sua epoca al punto di essere naturalizzato francese. Per ricordare il suo figlio più illustre (ma a Perinaldo nacquero anche gli astronomi Giacomo Filippo Maraldi, Giovanni Domenico Maraldi), nel 1989, fu costruita sul tetto di palazzo civico, ospitato nell’antico convento di San Sebastiano, una cupola di 3 metri di diametro dove fu installato un telescopio riflettore newtoniano di  380 mm di diametro e di 1700 mm di focale,  diventato un punto di riferimento per gli astrofili di mezza Italia.

A Perinaldo, terra di astronomi, ci sono anche altri luoghi di grande interesse per gli appassionati di astronomia. Casa Maraldi, ad esempio, la casa di famiglia di Giacomo Filippo e Giovanni Domenico. Al suo interno si può visitare quel che resta della biblioteca e degli strumenti astronomici dei due grandi astronomi. Gli appassionati, però, non possono non spingersi sino al santuario di N.S. Della Visitazione. In paese qualcuno racconta che il santuario sia stato costruito orientandolo sul Meridiano Ligure, proprio su indicazione di Cassini e, anche se non ci sono prove di questo, è bello crederci, anche perchè dal 2007, grazie ad un piccolo foro, a mezzogiorno esatto il sole attraversa tutta la chiesa. Il Santuario è custode anche di un’altra leggenda. In paese viene chiamato anche Madonna del Poggio dei Rej. Si racconta che il nome derivi da una tradizione penitenziale, i confessori, infatti, avrebbero mandato al Santuario ad espiare i peccati, dei fedeli, costringendoli, come penitenza, a restare inginocchiati su chicchi di mais per tutta una notte.

Perinaldo, però, non è solo astronomia e leggende. Torniamo all’arrivo, alle ultime curve, che svelano il borgo che domina il crinale, impervio, austero, voluto dai conti di Ventimiglia attorno all’Anno Mille proprio per dominare strategicamente le vallate. I suoi caruggi, le piazzette, i palazzi nobiliari tradiscono una antica ricchezza, le chiese, gli oratori custodiscono opere d’arte di grande valenza.  Risalente all’XI secolo e poi ampliata successivamente, conserva al suo interno uno splendido crocifisso ligneo del 400, “La Madonna intercede per le anime del Purgatorio”, attribuito alla bottega del Guercino, e un prezioso organo della fabbrica Giosuè Agati, di Pistoia, realizzato nel 1829. Passeggiando al tramonto tra i vicoli vengono alla mente le pagine, di luce e di asprezza, scritte su questi luoghi da Francesco Biamonti, di San Biagio della Cima, borgo della mimosa che con Perinaldo confina. Sembra quasi che il “Vento largo” abbracci questi scorci di storia e natura. E per chi ama la natura sono decine i sentieri che partono e arrivano in questo borgo fatato, verso i monti, le Alpi Liguri, verso Dolceacqua, Sanremo, il Bignone. Un paradiso per chi ama camminare, andare in mountain bike, perdersi (in senso figurato, ovviamente) tra uliveti e macchia mediterranea. Perinaldo è importante per le sue vie di collegamento con località di grande interesse archeologico come Monte Caggio “antico castellare ligure”, poi la tomba a tumulo di Pian del Re, l’area sacra di San Pancrazio dove sorgeva un antico lebbrosario, i cui resti sono ancora visibili. Senza dimenticare la carrettabile Perinaldo- Sanremo, sul tracciato della Via “Eraklea e del culto delle acque”, nonché antica via dominicana, utilizzata dai Frati Dominicani di Taggia  per intraprendere la Via del Sale e raggiungere i luoghi di celebrazione dei processi di Inquisizione contro gli apostoli valdesi.

E non dimentichiamo il gusto, i gusti delle eccellenze. A cominciare dal Carciofo di Perinaldo, prima De.Co. della Liguria, Presidio Slow Food, diventato ambasciatore del borgo. Anche la Taggiasca ha ottenuto la De.Co., ma solo quella coltivata tra i 300 e 600 metri di altezza. 

Olio eccelso e antico, non c’è dubbio, ma Perinaldo è soprattutto carciofo, un carciofo particolare, il Violet Francese, un carciofo senza spine, buono e salutare. La sua storia è particolare e arriva con la campagna d’Italia di Napoleone. L’imperatore visitò e soggiornò a Perinaldo (in effetti si innamorò anche del Rossese di Dolceacqua al punto di volerne forniture regolari), in compagnia del Generale Massena e di 4 battaglioni di militari, molti dei quali originari della vicina Provenza, allora Italia. Saranno  proprio loro, alcuni anni dopo, stabilitisi e sposati a Perinaldo, ad inaugurare questa nuova coltura. Perchè i paesi vicini non hanno seguito l’esempio? La risposta è di natura geografica: l’altitudine (400-600 mt.) l’esposizione al sole, il terreno di medio impasto, la disponibilità d’acqua, un buon drenaggio ed infine la gelosia degli stessi perinaldesi, poco disponibili a rivelare i loro segreti alimentari.  

Le migliori ricette capaci di risvegliare nel palato delicati profumi e sapori ormai dimenticati; crudo in insalata con extravergine e limone nostrano, trifolato con aglio, prezzemolo e vermentino di Liguria, saltato in padella con erbette e profumi, in frittata con uova e cipolline tagliate finissime, bollito a spicchi con extravergine e aceto balsamico, con la pasta tagliato finemente e saltato in padella, profumato con il pecorino.

Stefano Pezzini

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