La soddisfazione più bella, per chi, come il sottoscritto e il Cucinosofo, Sergio Rossi, ha l’onore di raccontare settimanalmente una Liguria spesso sconosciuta, attraverso la tv o a livello cartaceo sulle pagine di Liguria Food, coincide con la meraviglia di persone desiderose di manifestare la propria sorpresa per quanto scovato negli angoli più impensabili compresi tra Ventimiglia e Sarzana.
Se possibile, questa tendenza si è manifestata ancora più forte all’indomani della puntata con le immagini firmate da Massimo Fornasier intorno al monte Saccarello – vetta più alta di Liguria – partendo da Monesi e marciando verso Limone Piemonte sulla storica Via del Sale. Un territorio di cucina bianca, più volte raccontato dalle righe di questo bimestrale.
Ecco, il vero oro del turismo di un entroterra che non può più soffrire alcun complesso di inferiorità rispetto alla costa o a qualsiasi altra montagna.
Un paradiso.
Ma perché tutto quello possa rimanere tale serve, soprattutto, un’economia che garantisca a uomini e donne (alle persone) di restare lassù, 365 giorni all’anno, facendo reddito quotidiano. E quel lassù, per la Liguria, significa Monesi.
La Cortina d’Ampezzo della Riviera di Ponente, almeno fino agli Anni 80. La nobile decaduta dell’attuale secolo.
Solo se ci sei stato una volta, puoi capire di cosa si parli.
A più riprese, qualcuno ci ha provato a rilanciare la perla alpina e l’intero comprensorio. Qualcuno ci crede, ancora, oggi.
Dunque, chi compie il consigliato esercizio di un’escursione dove varie generazioni di imperiesi hanno messo gli sci ai piedi per la prima volta, si imbatterà in singoli, ma significativi tentativi: chi mantiene in vita il bar nel fine settimana o ogni giorno durante i mesi di luglio e agosto, chi offre un pasto caldo e alcune camere, chi affitta biciclette, chi aveva un negozio di alimentari e si è convertito in bed and breakfast. Ci sono persino, quelli, partiti dal mare per aprire un rifugio dove scattava l’epico tracciato della discesa libera d’amarcord.
A tutti loro va detto solo “Grazie”.
Ma quella gente lì aspetta una parola chiara dalla politica: cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere, quale sarà il futuro?
Il presente di Monesi coincide con una località dall’enorme potenzialità che un’alluvione ha devastato segnando l’anno zero dell’accoglienza turistica. Oggi, però, quel fango è alle spalle grazie, anche, all’intervento infrastrutturale di Regione Liguria.
C’è, però, una seggiovia da far ripartire, a prescindere dalla neve. Ci sono terreni, utilizzati solo come pascolo estivo, da acquistare e rendere pubblici per una visione netta che possa favorire tracciati ciclistici o simili iniziative in favore di investimenti imprenditoriali onesti e solidi. C’è necessità di sapere se, quella zona, potrà essere ancora un posto per umani o solo per lupi assieme a Piaggia, Mendatica e dintorni. Vanno costruiti servizi. C’è da interrogarsi perché iniziative come il turismo della Costa Azzurra non venga, neppure, preso in considerazione.
C’è bisogno della Politica.
A prescindere dalle idee e convinzioni di ciascuno, quello che registri trascorrendo un po’ di ore sotto il Monumento del Cristo Redentore, coincide con la speranza in un signore che, oggi, sarebbe il presidente della Provincia di Imperia.
Da quelle parti, lo chiamano “U Ministru”.
Il riferimento è a Claudio Scajola.
Uno che la politica, appunto, l’ha conosciuta a ogni livello e che, lì, ha contribuito in modo pesante, pure, a rendere le varie ruralità ponentine più accessibili con gallerie, viadotti e strade. Un ragazzo che dopo essersi confrontato con i potenti del mondo, attraverso una carriera tra gioie e cocenti delusioni, adesso, all’alba delle 75 primavere, all’indomani del trionfo nella sua città, viene atteso dalla sfida del bestiame ad alta quota.
Solo pascoli o progetti veri, vanto promozionale per l’intera Liguria?
“E’ una delle tante cose da fare sulla quale mi sto veramente impegnando” avrebbe confidato, senza declinare la sfida, consapevole che la regia pratica dell’operazione passi dal suo ruolo istituzionale, ma soprattutto dall’indubbia esperienza oltre che da un contesto amministrativo in cui, quel territorio, ha beneficiato del record di tre assessori regionali nella stessa giunta, di cui uno diventato addirittura parlamentare.
Qui non è storia di partiti, preferenze o simpatie. Passa il treno, senza ritorno, di una rinascita: alla parte pubblica l’onere o onore di tracciare la via, quella imprenditoriale non resterà indietro.
Solo con un mix vero, ci sarà vita. Altrimenti, avanti così. Un incanto ricco di tristezza, di chi è stato grande e viaggia verso la morte lenta in mezzo al paradiso.
Gilberto Volpara