Un brindisi al nuovo anno.Un tempo la scelta era facile: bollicine italiane o bollicine francesi, visto che il successo di Franciacorta e Prosecco era al di là dal venire. Si affacciavano sul mercato i Ferrari, i Cesarini Sforza, i trentini, insomma, ma le bolle di prestigio erano ancora (spesso cancaroni spacciati per eccellenza) francesi. Oggi che gli spumanti italiani hanno raggiunto (a volte superato) i cugini d’Oltralpe, si affacciano nuovi dilemmi, regionali. Ed ecco il punto. Che anno sarà il 2018 se si brinda con bollicine liguri? Bollicine di altissima qualità, oltretutto, grazie alla passione e alla perizia di vignaioli ed enologi che credono nel territorio ligustico e nelle sue tantissime (e spesso sottovalutate) eccellenze. Pigato, vermentino, buzzetto (ma anche ormeasco) si sono così trasformati in spumanti capaci di soddisfare i palati più esigenti, anche se la produzione è forzatamente limitata. Qualche nome di produttori rivieraschi? In Valle Arroscia, a Ortovero la Cooperativa viticoltori ingauni propone il Piganò, spumante di pigato, sempre a Ortovero Durin propone i suoi spumanti (non solo di pigato) affinati nelle grotte di Toirano mentre a Pieve di Teco la Tenuta Maffone offre splendide bollicine di ormeasco. A Ranzo, invece, ottimi spumanti sono prodotti da A Maccia e da Deperi. Ad Albenga, infine, da segnalare le bollicine di Sartori e alla Vecchia Cantina di Salea d’Albenga. Da non dimenticare, sempre in Liguria, gli spumanti di Bisson, Abissi, affinati in fondo al Mar Ligure, nel Tigullio. Per chi volesse provare una novità (non ligure, o meglio, non più ligure visto che un tempo era parte del Genovesato), invece, sono arrivate poco prima di Natale le prime bottiglie di Asti Secco, sfida monferrina al Prosecco veneto. Ottime (per esperienza personale) quelle di Acquesi, marchio delle Cantine Couvage di Acqui Terme.