La valle alle spalle di Genova è coinvolta in un processo di trasformazione post-industriale che la vede intenta nella ricerca e nel recupero delle sue originali origini agricole. Era la primavera 2005 quando Mario Paternostro, sulle pagine del bimestrale di Valpolcevera e Vallescrivia, Qui e Non Solo Dintorni, si interrogava sulla trasformazione di quell’area compresa tra Rivarolo e Pontedecimo: “Nella vallata dell’industria, cosiddetta pesante, c’è stata davvero deindustrializzazione o è stato un grande bluff, con un bacino non di nuova industria ma con una nuova distribuzione? Oggi, c’è bisogno di una nuova sfida: verificare se c’è la possibilità di aumentare la quota di industria pulita, poi puntare su quello che di agroturistico si può sfruttare”.
Dopo quattro lustri è cambiato qualcosa in Valpolcevera?
Sì, la risposta. Non abbastanza, forse, ma quell’auspicato incremento per un ritorno al green, seppur inteso in accezione molto differente a quella di un secolo fa, è stato intensificato rispetto a inizio millennio.
Sulle colline di Morego un viticoltore come Gionata Cognata ha salvato la Bianchetta genovese, oggi, prodotta e commercializzata da un numero significativo di colleghi. Lì accanto, l’Istituto Italiano di Tecnologia è realtà consolidata e non più una effimera scommessa. Il Trenino di Casella, che solca la parte più a nord della valle tra Sant’Olcese e Serra Riccò, nonostante le fragilità morfologiche, viene vissuto, finalmente, come vera attrazione turistica capace di unire il capoluogo con Valbisagno, appunto le terre del Polcevera, e l’apice della Vallescrivia: porta di un entroterra più profondo. Tutto intorno, agriturismi e servizi di locazione non sono più rarità. Si sommano alla storica proposta di trattorie di valore. Ecco, cosa è la Valpolcevera oggi. Non, certo, una terra bucolica, ma un polmone alle spalle di Genova che continua a interrogarsi sul proprio futuro dopo molteplici sofferenze e servitù. Al tempo stesso, una parte del capoluogo ligure, ai piedi del Santuario della Guardia, orgogliosa, che dalle proprie difficoltà – viabilità, servizi, sanità pubblica insufficiente – prova a immaginare il domani.
E non c’è dubbio che per capire il ruolo di questa valle nel mondo, oltre all’Iit, l’esempio più fulgido, ancora assente nel 2005, trova attuale rappresentazione nel Mercato Ortofrutticolo di Bolzaneto. Numeri che, talvolta, passano inosservati: 26 grossisti dell’ortofrutta, 22 imprese della logistica, 11 realtà florovivaistiche. Per un totale di 620 lavoratori in forma diretta e 5950 nell’indotto, 3000 accessi giornalieri e un fatturato di oltre 250 milioni all’anno. È questo il Mercato Ortofrutticolo di Genova, oggi Centro Logistico Agroalimentare, a poco più di 15 anni dal trasferimento nella nuova sede adiacente al casello A7 di Bolzaneto rispetto agli storici decenni di corso Sardegna nel cuore della città. Un processo di trasformazione che ha portato il sito a diventare di rilevanza nazionale operativo 24 ore su 24.
Valpolcevera, oggi, significa tre delegazioni – Rivarolo, Bolzaneto e Pontedecimo – più cinque comuni della cintura – Serra Riccò, Sant’Olcese, Campomorone, Mignanego e Ceranesi – fortemente condizionati da una scarsa natalità con perdita di popolazione residente, ma altrettanta tenacia a inventarsi proposte di attrazione non solo per un turismo di prossimità.
Richiami internazionali della cultura come il Museo delle Marionette, la Casa della Resistenza o della Montagna si alternano a spunti sportivi come il Pro Park di Ceranesi per gli appassionati delle moto o il Giro dell’Appennino in tema di ciclismo. Quest’ultimo evento, nato a Pontedecimo e divenuto celebre grazie al Passo della Bocchetta, sopra Campomorone, si mischia alla fede popolare del santuario per antonomasia all’estremità del monte Figogna e tutto coincide, spesso, con l’evoluzione di un food della qualità dove Bianchetta fa rima con salame di Sant’Olcese: protagonisti due produttori agguerriti per non ammainare la bandiera al tempo della commercializzazione globale.
Se a sud avanzano le trivelle della metropolitana e, non senza contestazioni, intorno a Certosa, si provano a riscrivere pagine di speranza post tragedia 14 agosto 2018 – data del crollo di Ponte Morandi con 43 vittime – più a nord, l’attualità, coincide con infiniti sentieri che trovano massima espressione tra i Piani di Praglia, Ciaè di Sant’Olcese e la silenziosa Serra di Serra Riccò con un’Alta Via dei Monti Liguri che contraddistingue il territorio di Mignanego in prossimità del Passo dei Giovi.
Più sotto, contadini e allevatori eroici. Gente che fa impresa agricola – tra cabannine e alberi da frutta decennali nei versanti di Pedemonte – in mezzo ai lacciuoli della burocrazia, alle incertezze climatiche e alle invasioni di selvatici. Ma tra loro, qui più che altrove, c’è un significativo numero di giovani.
Ragazzi e ragazze che credono ancora in una vita di Polcevera all’insegna della terra. Post industriale.
IL VINO DELLA RINASCITA
A cura della redazione
La Bianchetta Genovese è un vitigno esclusivo del genovesato e fa parte di alcune DOC liguri, come il Colli di Luni, il Golfo del Tigullio, e, appunto, il Val Polcevera. È un vino versatile che può essere abbinato ad un ampio ventaglio di pietanze: i genovesi la amano perché l’abbinano alla focaccia. Ce ne siamo occupati sul N.6/2018 di Liguria Food e da allora ci sono state grandi novità. Al produttore storico Andrea Bruzzone si sono affiancate altre aziende che hanno fatto si che la Bianchetta sia diventata uno dei simboli della rinascita della Valpolcevera.
Andrea Bruzzone presenta sul suo sito la Bunassa, 100% bianchetta genovese, la Superba e il Janua, uno spumante metodo classico prodotto con Bianchetta Genovese e Vermentino. Ma è già disponibile anche l’ultima creazione: una nuova produzione di vino in anfora, il Patiscimile (in dialetto genovese Permaloso). Questo vino viene affinato in anfore di ceramica Clayver (azienda di Vado Ligure che si sta facendo conoscere in tutto il mondo), dove matura per 6 mesi. Le uve, rigorosamente sane, sono inizialmente vinificate in acciaio per poi essere trasferite nei contenitori in grès Clayver con la prima luna d’agosto. L’idea è nata con la vendemmia 2022, con l’obiettivo di valorizzare al massimo le uve. Discutendo con Luca Risso, l’inventore delle anfore Clayver, è emersa l’idea di sperimentare questo metodo con la Bianchetta, portando a un risultato sorprendente. Particolare anche l’etichetta su cui è facile riconoscere la fisionomia di Andrea Bruzzone e un’anfora Clayver. Il colore è giallo paglierino intenso, dato anche dall’affinamento in botte di ceramica che amplifica le potenzialità del vino; vino fine, elegante, delicato, con sentori di mela, floreali e con sentori di erbe e di fiori campestri e una nota iodata dal respiro mediterraneo; in bocca ha una buona acidità, un’ottima sapidità, secco ma morbido e con un sorso agile ma identitario. Accompagna bene primi piatti come il minestrone alla genovese e secondi delicati, il polpettone di fagiolini, la torta pasqualina e anche piatti di pesce come pagello al forno con patate e olive taggiasche. Per maggiori info: www.andreabruzzonevini.it – Via Bolzaneto, 94-96r, 16162 Genova. Tel.010 74 55157 – info@andreabruzzonevini.it
Ma la Valpolcevera ha saputo attrarre anche nuovi investitori e tra le nuove aziende segnaliamo Terre delle Vigne. In pochi minuti dalla caotica uscita autostradale di Bolzaneto abbiamo raggiunto la sede della cantina in fase di realizzazione e Andrea ci ha portato alla scoperta delle sue vigne. Dai capannoni industriali e dal traffico caotico ci siamo trovati in aperta campagna tra i filari di viti, cavalli, fiori di zafferano in un ambiente veramente unico, come solo la Liguria sa regalare. Con il compagno nel 2021 ha realizzato la prima vendemmia e ci consegna la bottiglia da far assaggiare al nostro sommelier. Questo Valpolcevera Coronata DOC è ottenuto da un blend di Vermentino e Bianchetta Genovese, le varietà più coltivate sulle colline alle spalle di Genova. Il suolo è prevalentemente argilloso caratterizzato da una copertura di quarzi affioranti e ardesie che si sfaldano. Di un giallo paglierino scarico, al naso si presenta intenso e persistente, fine, ampio, con netti sentori vegetali floreali (fiori d’acacia) e fruttati, (pesca, mela) con sentori boschivi; in bocca è secco, fresco e sapido, con note leggermente minerali, piacevolmente caldo, pieno e continuo. Un vino fresco e giovane che porta nel calice tutta la forza delle uve genovesi, dalla piacevole beva. Questo è un vino che si abbina incredibilmente bene con le portate di un aperitivo di pesce oppure per dei piatti a base di pesce o carni bianche, con la focaccia e con un piatto di acciughe ripiene. Terre delle Vigne è un’azienda in espansione e durante la nostra visita abbiamo potuto visitare la nuova cantina con i lavori in fase ormai conclusiva che aprirà in un prossimo futuro all’accoglienza e la possibilità di visite e degustazioni in vigna. Oltre alle vigne l’azienda coltiva anche zafferano che viene confezionato in eleganti confezioni in vetro. Per maggiori info: Terre delle Vigne, Via Madonna delle Vigne 12b – Frazione Cesino, Genova. Tel. 3927327553.