L’epopea della lavanda

La Liguria occidentale si distingue a livello botanico per la sua straordinaria biodiversità. La lavanda in Liguria fa parte di questo orizzonte.

Sulle alture della Liguria di Ponente si trova principalmente la Lavandula angustifolia subspecie angustifolia (Lavandula officinalis Chaix, Lavandula vera D.C.), nonché qualche ibrido. Il vicino ambito profumiero francese, in grado di sviluppare un autentico sistema industriale, necessitava di sempre maggiore materia prima. Per questo già nel 1850-1855, a Carpasio, nel bacino imbrifero della valle Argentina, emigrati di ritorno dalla Francia iniziano a distillare la lavanda della zona. Proprio a Carpasio nel 1906 sorge la prima cooperativa di raccolta e distillazione di lavanda, con uno sviluppo rilevante fino al 1920. Si tratta di una fortuna per il paese, perché si può disporre di un’altra fonte di entrata economica. Va considerato che il fiore viene pagato a peso e dunque la raccolta è serrata quanto articolata.

Nasce così una “epopea della lavanda” che coinvolge ogni famiglia dell’entroterra ligure occidentale per almeno due o tre generazioni.

Grazie ad un eccezionale documento, il quaderno dell’UTIF (Ufficio Tasse e Imposte di Fabbricazione), conservato presso le Dogane di Imperia e legato alla numerazione degli alambicchi, cui si applicava una tassa per la distillazione di fiori, oggi decaduta, è possibile capire quanti fossero questi strumenti presenti sul territorio, nel tempo, passando da quelli campestri a quelli industriali.

Si parla di oltre 600 strutture e la loro diffusione ci fa capire che tutta la provincia di Porto Maurizio e, dal 1923, di Imperia, ne fu coinvolta.

Negli anni Venti del Novecento, l’elenco è nutrito. Vi sono i casi di Montegrosso Pian Latte, Pieve di Teco (3), Olivetta San Michele (3), Pornassio, Pantasina, Castelvecchio, Vasia, Carpasio (ben 4), Molini di Triora, Rezzo, Airole, Vallebona, Seborga, Dolcedo, Pigna, Pietrabruna, Cosio (4), Triora, Villa Guardia, Villa Viani, Chiusavecchia, Perinaldo (2), Rocchetta Nervina, Conio (3), Case di Nava. Nove sono a Ventimiglia, ma si raccoglieva nel territorio frazionale della val Roia.

La distillazione avviene nei pressi dei luoghi di raccolta. Serve una sorgente d’acqua e legna per fare il fuoco. Il principio della distillazione consiste nel separare l’essenza dal resto del vegetale. Il corpo dell’alambicco viene scaldato, i fiori si trovano a bagno nell’interno e il vapore sprigionato entra in un tubo, fatto a serpentina, che viene poi raffreddato ad acqua. Il vapore si riconduce allo stato liquido per mezzo della condensazione. Il liquido ottenuto è un misto di acqua ed essenza, ma grazie al diverso peso specifico possono essere separati. Nel tempo gli alambicchi avranno anche una specifica evoluzione, passando alla distillazione a corrente di vapore (i fiori di lavanda non sono più messi nell’acqua) per avere un olio essenziale più pregiato.

Vi sono alcuni distillatori eccellenti, capaci di innovare il sistema. Da Ponente a Levante si ricordano Aristide Martini nel territorio di Pigna, val Nervia, iniziatore della coltivazione di piante officinali, utili anche a case farmaceutiche. A monte, in cima alla Val Nervia, si cita in primo luogo Stefano Maria Rebaudi, attivo nella zona di Carmo Langan, nell’ambito del comune di Castelvittorio, fin dal 1850. Distillava lavanda, menta e altre erbe tipiche dell’area montana ligure occidentale. A Vallebona nell’entroterra di Bordighera, ha operato dal 1856 Bernardo Guglielmi fu Pietro, che distillava il pregiato fior d’arancio, la sciùra de sitrùn, da cui si estrae l’essenza utilizzata in profumeria, farmacia e pasticceria. A Pantasina in valle Prino, c’erano Giuseppe Iberto e Raffaele Cotta. Un grande ricercatore e produttore è stato Domenico Valenzo di Cosio d’Arroscia (1881-1945). Pur essendo un segretario comunale, Valenzo era erborista e distillatore, abilissimo nella trasformazione dell’assenzio. Fondatore di aziende per la distillazione, è all’apice di un ambiente dedito anche alla distillazione di rosa di Damasco e ovviamente di lavanda, di cui Valenzo è l’iniziatore della coltivazione. Non più solo raccolta, dunque, ma anche attività agricola. In questo caso si preferivano però gli ibridi, come la Lavandula Hybrida abrialis. Meritano una citazione anche i premiati Giovanni Battista Aicardi, coltivatore e profumiere sanremese, espressione dell’impresa di fino Ottocento e Vincenzo Bianchi, con Francesco “Chechin” Viani, dell’area di Villa Guardia-Villa Viani, più volte premiati per le loro essenze.

Insigni tecnici seguono i distillatori, partendo dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura di Porto Maurizio, di cui è titolare per molti anni, nel primo Novecento, Mario Calvino (1875-1951), oltre a Gustavo Vagliasindi (1884-1957). Importante anche l’attività di Giovanni Alessandri, Direttore dell’Ispettorato Agrario. In più si segnala il respiro internazionale di Guido Rovesti (1877-1946), nativo di Reggio Emilia e trasferitosi a Bordighera, direttore per oltre vent’anni della “Rivista italiana Essenze, Oli, Profumi”, premiato a livello europeo per le sue pubblicazioni nel campo degli olii essenziali e dei princìpi attivi vegetali.

Con lui nasce anche la dimensione industriale della produzione di essenze, dato che Rovesti è stato consulente e poi direttore e amministratore della fabbrica della “Società Italo Francese per l’Industria dei Profumi e dei Prodotti Chimici”, presente dal 1919 fino agli anni Trenta del Novecento, con la sua notevole struttura, nella piana di Vallecrosia. La dimensione aziendale ha favorito l’impianto di varie colture adatte alla trasformazione, tra cui le rose. Nella fabbrica erano presenti i più moderni strumenti di estrazione. La produzione, per alcuni anni è legata alle essenze di lavanda, spigo, salvia sclarea, basilico, rosmarino, timo, eucaliptus, assenzio, rosa, foglie di arancio, scorza di chinotti, di mandarino e di lauro.

Nascono poi anche altre aziende legate alla competenza locale in materia di trasformazione e utilizzo dei vegetali e dei fiori in particolare. Si pensi alla A.Niggi di Imperia, creata da Leopoldo Pira, con il celebre marchio della lavanda “Coldinava”. Esistono anche multinazionali come la “E.M.A. – Essenze Aromatiche S.p.A.”, nata a Milano nel 1935, passata in mani americane divenendo “UOP Fragrances S.p.A.”, con un grande stabilimento a Porto Maurizio. L’azienda ha posseduto nel tempo fino a trenta alambicchi. Si ricorda infine anche la “Esperis S.A.” di San Lorenzo al Mare legata all’esperienza internazionale di Adriano Fayaud e capace di raccogliere la lavanda valliva soprattutto nel dopoguerra, grazie ai migliori mezzi di comunicazione. In zona ha prosperato una varietà di lavanda detta “Boscomare”, dal nome di uno dei centri abitati della valle del San Lorenzo. Pur se abbandonata per un certo periodo a causa delle virosi, la coltura della lavanda oggi è in recupero con destinazione non solo cosmetica, ma anche alimentare.

Alessandro Giacobbe

LA FILIERA DELLA LAVANDA

A cura della redazione

La rinascita della coltivazione della lavanda nel Ponente Ligure rappresenta un ritorno alle radici storiche e culturali di questa terra, caratterizzata da paesaggi incantevoli e tradizioni agricole secolari. Questa pianta, simbolo di serenità e bellezza, sta ritrovando spazio nei campi grazie all’impegno di agricoltori e associazioni locali, in particolare l’Associazione Lavanda Riviera dei Fiori e CNA Imperia, che stanno giocando un ruolo cruciale in questo percorso.

Il progetto Lavanda Riviera dei Fiori è parte integrante del territorio, della cultura e della tradizione delle Alpi Liguri, prevede la promozione delle diverse tipologie di lavanda e dei suoi prodotti base: olio essenziale, fiori sgranati, mazzeria fresca ed essiccata attraverso il recupero del Territorio e la realizzazione di nuove coltivazioni e produzioni di altissima qualità. Una di queste interessanti tipologie è la lavanda angustifolia “IMPERIA” (da Imperiale) creata con due angustifolie delle Alpi Liguri dall’ibratore Franco Stalla. Questa lavanda è un chemiotipo linalolo (terpene che vanta proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antimicrobiche). Il linalolo sta fornendo interessanti risvolti nella ricerca anche come antidepressivo, rilassante e digestivo. Come detto la lavanda, conosciuta e apprezzata sin dai tempi antichi per le sue proprietà aromatiche e terapeutiche, ha una lunga storia nel Ponente Ligure. Le distese viola che caratterizzano questa regione non solo contribuiscono alla bellezza del paesaggio, ma hanno anche un’importante valenza economica e culturale.

L’Associazione Lavanda Riviera dei Fiori, fondata da un gruppo di agricoltori appassionati, si è posta l’obiettivo di recuperare e valorizzare questa tradizione. Attraverso una serie di iniziative, l’associazione promuove la coltivazione della lavanda come risorsa sostenibile e redditizia.

Tra le attività principali, l’associazione organizza corsi di formazione per agricoltori, eventi promozionali e fiere che attirano visitatori e turisti. CNA Imperia supporta attivamente questi sforzi con la sua rete di contatti e risorse aiutando gli agricoltori a migliorare le tecniche di coltivazione, a innovare i processi produttivi e a promuovere i prodotti derivati dalla lavanda, come i prodotti gastronomici, gli oli essenziali, i saponi e i cosmetici. L’obiettivo è quello di creare una filiera corta che valorizzi il prodotto locale e che garantisca un ritorno economico agli agricoltori. Il rilancio della coltivazione della lavanda ha numerosi vantaggi. Da un punto di vista economico, rappresenta un’opportunità di diversificazione per le aziende agricole locali, che possono sfruttare un mercato in crescita sia a livello nazionale che internazionale. Dal punto di vista ambientale, la lavanda è una pianta rustica e resistente, che richiede poca acqua e contribuisce alla conservazione della biodiversità.

Grazie all’impegno dell’Associazione Lavanda Riviera dei Fiori e di CNA Liguria, il futuro della lavanda nel Ponente Ligure appare molto promettente e l’auspicio è che sempre più giovani agricoltori si avvicinino a questa pratica, contribuendo a mantenere vivo un patrimonio culturale e naturale di inestimabile valore. La lavanda angustifolia IMPERIA è un’ottima pianta aromatica per il settore alimentare, data l’assenza di canfora. In cucina si presta ad essere ampiamente utilizzata sia per piatti dolci che salati e ovunque la fantasia vi suggerisce. Promuovere la lavanda angustifolia “IMPERIA” come pianta aromatica da portare in tavola, attraverso la valorizzazione, la ricerca di ricette e notizie storiche è il compito dell’Ordine Gastronomico della Lavanda della Riviera dei Fiori presieduto dal Dott. Massimiliano Parodi coadiuvato dall’Ambasciatore del settore gelateria Aldo De Michelis della Gelateria Perlecò di Alassio.

In quest’ottica l’Associazione ha realizzato delle partenership con aziende che valorizzano il prodotto.

Il Biscottificio Gibelli di Vallecrosia, ad esempio, la utilizza per la produzione dei Rundi (frollini classici) diventati prodotto De.Co. e anche nei Chifferi, dolcetti alla pasta di mandorle aromatizzati alla lavanda officinalis (www.gibellibiscotti.com).

Il Pastificio Morena di Ventimiglia ha presentato lo scorso anno, in occasione della Festa della Lavanda di Perinaldo e ad OlioOliva a Imperia la pasta fresca alla lavanda. Il formato scelto è stato il taglierino e dal pastificio ne consigliano l’accostamento con i sughi di pesce ma evitando il pomodoro (www.pastafrescamorena.it).

Ad Alassio la Gelateria Perlecò si è ormai specializzata nella produzione di gelati utilizzando fiori eduli e la sua versione alla Lavanda vi farà capire perché il nome dell’azienda significa in dialetto ligure “leccarsi i baffi” (www.perleco.eu).

Il Colle degli Ulivi, piccola azienda a carattere familiare nel Golfo Dianese, ha invece creato un condimento a base di Olio Extravergine di Oliva e Lavanda: un olio aromatizzato tutto da scoprire (www.colledegliulivi.com).

Tra  i prodotti a base di lavanda figura anche il Gin Ilex nato in collaborazione con la Cooperativa Sociale Il Ce.Sto di Genova e prodotto nel liquorificio Origine Green Spirits in Valbormida (www.ilexgin.it).

Tra gli altri partner del progetto figurano Oleofaciò di Seborga (IM) che produce Oli essenziali cosmetici e, fuori regione, la Fantasiosa Bottega di Franca Maietti, in Località Terruzzi, Ferriere (PC) che produce prodotti per la bellezza e il benessere. La Lavanda Riviera dei Fiori è poi uscita dall’ambito regionale stringendo collaborazioni con aziende di tutta la penisola come con Pasta del Duca, azienda leccese che produce pasta secca trafilata al bronzo, l’Azienda Agricola Casonato di Castel San Giovanni (PC) che ha presentato ad inizio giugno a Loano il suo risotto con la Lavanda Angustifolia varietà IMPERIA (www.aziendaagricolacasonato.it), Primavera Food di Asigliano Vercellese (VC) che è in procinto di commercializzare il budino di riso alla lavanda (www.primaverafoods.com) e il Salumifico Az. Agr. Alba che ha aromatizzato il suo salame piacentino con la lavanda (www.albasocietaagricola.com).

Per saperne di più sull’Associazione Lavanda Riviera dei Fiori e per conoscere tutti i produttori e le attività sul territorio visitate il sito www.lavandadeifiori.it.

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