Il Moscato della Liguria: la riscoperta di una tradizione

Quella dei Moscati è una delle famiglie di vitigni più grandi e variegate tra tutte quelle conosciute. Si tratta di una delle varietà più antiche al mondo: il vitigno giunse in Italia dalla Grecia, passando dalla Sicilia: Omero ne riconosceva la qualità, parlando di vini che avevano quasi il gusto del miele. I romani la definivano uva apiana in quanto prediletta dalle api per via del suo aroma dolcissimo. Si può considerare un vitigno mediterraneo: lo troviamo infatti lungo le coste, dal Libano alla Grecia (famoso quello dell’isola di Samo) nell’Italia dal nord al sud, nella Francia del sud (Muscat de Frontignan e de Rivesaltes), fino alla Corsica (Moscato de Cap Corse) e al sud della Spagna.

Il suo nome attuale sembra derivare da muscum, muschio, per il forte aroma muschiato: perché “moscato” significa, appunto, questo: profumato, aromatico, odoroso. I Moscati sono a tutti gli effetti una famiglia di vitigni aromatici. Al suo interno, uno dei principali è il Moscato bianco diffuso e così declamato principalmente nelle regioni nord-occidentali dell’Italia, tanto da immaginarlo come autoctono piemontese, anche se non corrisponde a verità. Lo troviamo diffuso pressoché in tutto il territorio italiano, ma ha la sua roccaforte nel Piemonte: il mare non c’è, ma non è lontano: la fascia del Moscato lambisce infatti le Alpi marittime e l’Appennino ligure.

È un vitigno molto aromatico, che predilige i suoli ricchi di calcare, marnosi, asciutti e con scarsa presenza di argilla, preferibilmente ventosi per mantenere bassa l’umidità. Ha una buona resistenza alla siccità e al freddo e con la maturazione raggiunge un’alta concentrazione di zuccheri.

Generalmente questo vitigno viene utilizzato per la vinificazione di vini dolci o spumanti, ma nelle regioni meridionali dove i climi sono più caldi, viene anche utilizzato per creare vini passiti.

I documenti più antichi che testimoniano la coltivazione del Moscato nella regione di elezione (il Piemonte) risalgono ai primi anni del ‘300, ma è a fine del ‘500 che il vitigno si estende in tutto il territorio grazie al duca Emanuele Filiberto di Savoia che decide di limitare le importazioni straniere per favorire le produzioni locali. Nell’ottocento il Moscato diventa uno dei protagonisti della viticoltura di tutta la penisola.

Oggi il Moscato bianco è un mondo fatto di storia, tradizione e passione. È un intrecciarsi di saperi antichi, nati nel passato e vivi ancora oggi, impiegato per lo più per la vinificazione: il risultato più prestigioso si ha sui vini dolci, spesso prodotti in versione spumante, dal colore giallo verdino e dai profumi intensi di fiori gialli, fiori del glicine e del tiglio, pesche, albicocche ed un delicato sentore di limone e fiori di arancio. Un profumo che colpisce i sensi e sprigiona un piacere inconfondibile di agrumi e frutti bianchi. In bocca al gusto è gradevolmente dolce, pieno e persistente, ma in ogni regione acquista caratteristiche uniche.

Il Moscato in Liguria, secondo antichi documenti, venne importato dai monaci Benedettini già nel 1600, per ottenere un vino puro o mischiato con erbe medicinali. Il moscato è sopravvissuto nei secoli grazie ai monaci (a Taggia il Moscatello, clone del Moscato bianco, ne è l’esempio). Di fatto le vigne sopravvissero laddove c’erano monaci e monasteri. Vi si produceva vino da messa per lo più, ma nei secoli a seguire il vino dei frati divenne merce richiesta anche fuori dalle cinte murarie conventuali e dai chiostri.

In provincia d’Imperia, in Valle Armea, viene coltivato da tempo un vitigno denominato localmente “Moscatello di Taggia” che, dopo studi ampelografici e molecolari, è risultato essere sinonimo di Moscato Bianco. Anche se geneticamente il vitigno è il medesimo, il biotipo “Moscatello di Taggia” possiede una qualità molto elevata di sostanze aromatiche (terpeni) che lo rendono particolarmente adatto alla produzione di vini dolci e di vini passiti.

Il moscato in Liguria rientra come vitigno principale nella DOC Golfo del Tigullio – Portofino (100%) e nella DOC Riviera Ligure di Ponente (100%) e, come vitigno complementare, in alcune altre DOC. Sicuramente la versione più conosciuta è quella dolce, leggermente frizzante; ma negli ultimi anni, anche per riflesso di quello che succede nel vicino Piemonte, si sta facendo strada una versione secca, che mantiene totalmente la varietalità dell’uva, i suoi aromi e profumi. Ma è l’impronta marina che caratterizza i nostri moscati, donando loro un tratto a volte sapido, a volte iodato che li rende unici nel panorama vitivinicolo italiano. Nella nostra degustazione, abbiamo il piacere di approcciarci alle due versioni menzionate.

Mi piace definirli la risposta ligure ai più blasonati gewurztraminer altoatesini; questi vini stanno riscuotendo un successo importante, gratificati anche da diversi premi, e ci auguriamo che siano il traino per la produzione di moscati da parte di altre cantine. Intanto, accompagniamo il pranzo delle festività con un buon sorso di moscato di Liguria!

Pino Gino Golfo del Tigullio Portofino DOC Moscato

Le uve sono coltivate in vigne a 500 m slm. Si tratta di un Moscato naturale dolce rifermentato in autoclave, con una piacevole briosità che conquista per la facilità di beva;  il vino è con un bellissimo colore giallo paglierino, profumo intenso, aromatico dove prevale la pesca bianca, i fiori d´arancio, l’acacia, sentori di miele e un’ottima sapidità di buona struttura e persistenza aromatica. Ideale per accompagnare pasticceria secca e torte, anche a base crema pasticciera, i canestrelli e il pandolce; ottimo da portare a tavola a fine pasto perché lascia la bocca piacevolmente pulita e non stufa mai. Per maggiori info: www.pinogino.it

Durin Riviera Ligure di Ponente DOC Moscato

Viene prodotto con le uve del vitigno moscato raccolte nei vigneti di Ortovero. Questo vino ha un colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati. I profumi sono molto intensi e persistenti tipici del vitigno di provenienza: richiamano gli agrumi, la frutta tropicale (ananas), la rosa, la salvia, il tiglio. Il sorso è ricco, pieno, avvolgente, morbido ma con una buona freschezza. Prevalgono anche in bocca le note aromatiche del vitigno con una buona persistenza. Ideale come aperitivo, per le sue caratteristiche è un vino che offre un ampio spazio di abbinamenti, ma rende il meglio con molluschi e crostacei, carni bianche (pollo e coniglio) e formaggi erborinati. Info: www.durin.it

Fontanacota Riviera Ligure di Ponente DOC Lamantide

Moscato bianco in purezza coltivato a Pornassio ad una altitudine di 500 metri slm, dove le escursioni termiche si fanno importanti per la concentrazione aromatica e per sviluppare una buona acidità. Sentori balsamici di menta, salvia, citronella, con note fruttate di melone, susina e pesca bianca, mela verde, note agrumate di pompelmo rosa e frutta esotica. Al gusto risulta secco, con un residuo zuccherino appena percettibile, morbido, fresco e sapido. Un buon connubio con il sushi, il coquillage, il pollo al curry. Da provare con un piatto ligure come fave e salame. Il vino è appena stato insignito della medaglia d’oro al Mondial des Vins Extremes CERVIM 2023. Info: www.fontanacota.it

Tenuta Maffone Giano Bifrons

Proprio come il Dio raffigurato con due volti poiché può guardare il futuro e il passato, questo vino è ottenuto da uve vermentino e una percentuale di moscato locale: le due anime aromatica e armoniosa del Moscato e quella più austera del vermentino ben si compenetrano nel bicchiere, con sentori di mela, erbe aromatiche, camomilla e l’aromaticità spiccata del moscato nelle sue note più eleganti. Dotato di buona freschezza e sapidità, con una beva che invoglia, ben si sposa con piatti speziati e orientali, ma anche con coquillage, crostacei e crudo di mare. Info: www.tenutamaffone.it

Franco Demoro

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