Quando si entra nel modernissimo stabilimento delle Acque Calizzano il detto “facile come bere un bicchiere d’acqua” acquista tutto un altro significato.
Siamo nell’entroterra savonese a pochi chilometri dal Passo del Melogno che collega la Liguria al Piemonte. Qui sorge lo stabilimento che raccoglie le acque delle sorgenti poste a circa 1.100 metri di altitudine. Alla Fonte Bauda e alla Fonte delle Anime si sono poi aggiunte, una ventina di anni dopo, la Fonte Barillaro e la Fonte Moja. Le caratteristiche simili fanno si che attraverso una condotta di oltre 4 Km le acque vengano convogliate in un’unico serbatoio di raccolta: il solo filtro è la roccia dalla quale scorgano.
Le qualità dell’acqua di questo lembo di Liguria erano note a tutti gli abitanti della zona fin dall’antichità ma si deve alla visione di Angelo Nan e Augusto Ghigliazza l’intuizione di fondare nel 1961 lo stabilimento per imbottigliare l’Acqua Calizzano. Un’era pionieristica: le cassette per lo stoccaggio erano prodotte direttamente in fabbrica e il carretto con gli stampi per la personalizzazione è ora in esposizione all’ingresso della sede. La produzione raggiungeva le 1.500 bottiglie all’ora e la distribuzione avveniva principalmente in Liguria e nel basso Piemonte.
Se si decide di intraprendere la sfida di portare l’acqua di casa propria sulle tavole dei consumatori è naturale creare uno stretto legame con il territorio. Con la crescita dell’azienda, il borgo di Calizzano e i suoi abitanti si sono riconosciuti in questa eccellenza che si sta facendo conoscere a livello internazionale: sono oltre una trentina i dipendenti, tutti abitanti della zona. Nel corso degli anni all’acqua si sono affiancate anche bibite analcoliche come aranciata, gazzosa, sanguinella, chinotto che, rispettando le ricetta originale, continuano ad essere prodotte anche oggi.
Sono passati oltre 60 anni dal giorno dell’inaugurazione e la terza generazione Nan, Angelo e Paolo, ha preso le redini aziendali. A loro va il merito di aver indirizzato già da oltre un decennio le Acque Calizzano verso il ritorno al confezionamento in vetro.
Durante la nostra visita ci siamo resi conti dello sforzo che ha reso necessaria questa scelta. Pensate alla differenza che passa tra il comprare i classici stampi in plastica, imbottigliare e spedire ai distributori e invece mettere su un’organizzazione che prevede il ritiro delle bottiglie vuote e delle casse in plastica, il lavaggio, il reimbottigliamento e la spedizione del prodotto.
Chi ha purtroppo superato abbondantemente i 50 anni si ricorderà il famoso vuoto a rendere: in un’estate di fine anni ‘70 per fare colazione durante una vacanze ricordo che raccoglievamo le bottiglie abbandonate sulla spiaggia. L’avvento della plastica usa e getta ha poi tristemente cancellato questa pratica virtuosa. A distanza di decenni ora ci rendiamo conto dei danni che abbiamo provocato al pianeta. Alle Acque Calizzano il riutilizzo è diventato la stella polare della filosofia aziendale culminata del 2020 con l’installazione del nuovo impianto di imbottigliamento del vetro. La nostra visita ci ha aperto gli occhi su una realtà che oltre ad essere un eccellenza per la qualità del prodotto è un esempio per il rispetto del pianeta.
Riprendere questa vecchia abitudine presuppone un enorme lavoro di sensibilizzazione e di educazione sui distributori, sui ristoranti e all’utente finale che diventano il primo anello della filiera. Il giorno della visita è arrivato insieme a noi un autoarticolato. Si trattava di un carico di bottiglie raccolte presso i distributori. I bancali vengono messi su un nastro trasportatore e avviati verso un sistema robotizzato che raccoglie le bottiglie ed invia i cestelli contenitori al lavaggio. Intanto le bottiglie continuano il loro percorso che le porta prima ad essere introdotte nel sistema che elimina gli eventuali tappi in allumino e poi al lavaggio dove viene levata la vecchia etichetta e sanificate. Sia i tappi che le etichette, ridotte a carta da macero, vengono indirizzate al riciclo. Nel frattempo la bottiglia prosegue la sua strada verso la nuova vita: se le bottiglie presentano difetti un sistema di controllo le scarta (ed è forse superfluo dire che il vetro viene riciclato). Dopo imbottigliamento, sigillatura con tappo e etichettatura il nastro trasportatore prosegue fino ad arrivare nel punto in cui le bottiglie vengono inserite nei cestelli che nel frattempo sono stati lavati.
Il ciclo finisce con la predisposizione del bancale, la sua cellophanatura, etichettatura. Il tutto dura circa 25 minuti. Nel frattempo il Tir che quando siamo arrivati stava scaricando ora è già carico delle nuove confezioni: nessun camion esce o entra vuoto da questo stabilimento ottimizzando al massimo i costi e le emissioni dei trasporti. Poche righe per spiegarlo ma un sistema ingegneristico robotizzato che ci ha veramente lasciato a bocca aperta. L’Acqua Calizzano imbottiglia anche conto terzi e spedisce in tutto il mondo e ci soffermiamo anche su alcuni aspetti a cui non avevamo mai pensato. La bottiglia durante i cicli di riutilizzo si “segna”: una caratteristica che su mercati stranieri, ad esempio quello tedesco, viene molto apprezzata mentre sul mercato italiano non viene ancora associato ad una pratica virtuosa e a volte il consumatore non conoscendone il motivo pensa ad un’incuria nel confezionamento. Come accennato nel 2020, in piena pandemia è entrata in funzione la nuova linea di confezionamento e il grande investimento non sarebbe stato possibile se non fosse stato accompagnato da una sapiente conduzione del marketing. Oltre allo sviluppo della linea a domicilio con la consegna e il ritiro delle bottiglie si è rivolta l’attenzione al settore Horeca creando una bottiglia con un design che la rende immediatamente riconoscibile, diventando un elemento di raffinatezza ed esclusività sulla tavola che ha conquistato il settore dell’alta ristorazione.
Viene ancora confezionata Acqua Calizzano in plastica ma ormai la strada sul vetro è tracciata e, come redazione di Liguria Food, non possiamo non essere fieri di un’azienda ligure così all’avanguardia nella pratica più importante per il futuro del nostro pianeta.
Dario Sabatelli
IL RICICLO DEL VETRO
Ecco qui nella foto a destra come si presentano le bottiglie durante la loro “vita”. In questa foto quella più sinistra è la bottiglia nuova, al centro dopo i primi cicli e a destra la bottiglia che ha compiuto oltre un centinaio di reinbottigliamenti. Ricordatevelo quando ordinate l’acqua: più marcato sarà il segno dell’usura sul corpo della bottiglia (ben evidente nella foto qui a sinistra), più il ciclo virtuoso del riutilizzo è stato lungo!
CARATTERISTICHE DELL’ACQUA CALIZZANO
Le sorgenti
- Fonte Moia 1080 Mt
- Fonte Bauda 950 Mt
- Fotne Barillaro 920 Mt
- Fonte Anime 860 Mt
L’acqua Calizzano è classificata come “minimamente mineralizzata” grazie al suo residuo fisso di soli 43,4 mg/l ed è riconosciuta come acqua diuretica con gusto perfettamente equilibrato. Nel 2007 ha inoltre ottenuto il riconoscimento ministeriale come indicata per i neonati e pertanto può essere utilizzata nella preparazione degli alimenti per i lattanti. Info: www.acquamineralecalizzano.it
IL MARKETING E IL DESIGN DELL’ACQUA CALIZZANO
Nello sviluppo del progetto destinato all’horeca un ruolo determinante è stato svolto dal direttore del marketing Pier Paolo Gallea dello Studio Gallea di Finale. A lui si deve lo studio del design dalla bottiglia Pin Up e il suo lancio sul mercato. In piena pandemia ha costruito le basi per il rilancio creando il nuovo e-commerce per clienti e distributori e l’App con cui fare gli ordini promuovendo le nuove iniziative sui social. Ultima novità è il coinvolgimento in un progetto che vede le Acque Calizzano collaborare con lo chef stellato Giuse Ricchenuono del Ristorante Vescovado di Noli ed il Pastificio Fiorini di Varazze. L’Acqua Calizzano è infatti alla base dell’impasto dello Spago 2.3: uno spaghetto classico essiccato a bassa temperatura creato dallo chef Ricchebuono e dal Pastificio Fiorini appositamente per i consumatori più esigenti.