Il Chioso dei Conti Picedi Benettini

«L’azienda dei Conti Picedi per me ha rappresentato fin da giovanissima un modello di realtà produttiva da conoscere ed apprezzare. Oggi rappresenta un sogno che si avvera».

Le parole in virgolettato sono di Monica Paganini, originaria di Arcola, ex dirigente aziendale, attualmente sindaco della sua stessa città natale ma soprattutto imprenditrice ed è in questa veste che abbiamo il piacere di conoscerla e di ascoltare la narrazione di un percorso di vita che dalla necessità giunge alla realizzazione un sogno.

La meta vitivinicola di Liguria Food questa volta è la cantina o meglio Il Chioso Dei Conti Picedi Benettini, un luogo incantevole che sorge nella parte alta di Arcola sulla strada per Baccano. Varcato il cancello, proprio dinnanzi alla villa del Conte ci accoglie Monica Paganini. Ex manager dalla ventennale esperienza nel settore infrastrutture e trasporti, racconta come il cambiamento del suo assetto familiare e delle sue necessità unito ad un cambiamento di governo aziendale abbiano contribuito a modificare esigenze e prospettive, inducendola a ricercare un cambiamento radicale della sua vita.

Così nel 2016 si iscrive ad un master universitario di valorizzazione del prodotto agroalimentare concentrato su i tre principali pilastri della civiltà enogastronomica: pane, olio e vino. La conclusione di questo percorso è una tesi a tema olivicolo, perché, in effetti, l’esperienza olivicola era già nel DNA e nel bagaglio culturale familiare.

È questa la spinta originaria che induce Monica a ricercare gli uliveti da cui ripartire ed è proprio durante questa ricerca che si imbatte nel Conte Nino, il quale, complice la non più giovane età, non solo voleva cedere la cura dei propri ulivi ma anche delle vigne. Ecco che dopo lunghe trattative con Eugenio, il figlio del conte, Monica prende la gestione dell’intero fondo rustico sganciandosi dall’attività dirigenziale. Inizia l’avventura imprenditoriale. “Incidentalmente” come dice lei, incontrando evidentemente la stima dei suoi concittadini, viene anche eletta sindaco.  Ogni parola del racconto di Monica è una pennellata su tela che dipinge un’intraprendente donna del tempo di oggi, determinata e consapevolmente entusiasta di far parte di un’azienda che affonda le proprie radici nella storia, non solo quella della casata dei Conti Picedi Benettini presenti sul territorio dal XII secolo ma anche quella vitivinicola, con la quale il Conte Nino ha molto a che fare. Sono infatti i Conti Picedi Benettini i primi a fare il Vermentino nella zona di Arcola e possono vantare di essere tra i padri della DOC.

E’ la passione del Conte Nino a farne un pioniere; dopo aver tracciato il suo solco nella storia del Vermentino si occupa del Ruzzese, vitigno raro (e decisamente meno conosciuto del Vermentino) per il quale ha fortemente voluto l’iscrizione come vitigno autoctono di Arcola nel Catasto dei Vitigni Autoctoni del Ministero Delle Politiche Agricole nel 2003. A fare da testimone di questo suo percorso esiste ancora una bottiglia di Ruzzese vinificato in purezza con etichetta 2008.

Il Chioso oggi produce circa ventimila bottiglie conservando una dimensione familiare. I suoi pilastri sono tre: Monica e “i suoi angeli custodi” Eros Bonati ed Ernesto Donadel, cantinieri e tuttofare, elementi di continuità dell’azienda nel passaggio di mani dalla guida del Conte Nino a quella di Monica Paganini. La cantina, pur dotandosi della minima tecnologia necessaria, conserva le sue parti originali a rimarcare (se mai ce ne fosse bisogno) l’importante legame con la storia.  La produzione nella tenuta di Arcola è dedicata ai vini bianchi: Vermentino e Ruzzese.

Il Chioso, Vermentino in purezza, è la prima etichetta che degustiamo. Ma, per favore, non chiamatelo vino base!

Il Vermentino proposto rispetta tutte le aspettative di tipicità. Un bel verde paglierino dal naso fine ma non esile. Dal calice esce una bella mela verde, croccante, un lieve agrume, erbe aromatiche, fiori delicati.  Spiccate ed estremamente piacevoli acidità e freschezza. Stemma è la seconda etichetta e racconta di un Vermentino, sempre in purezza, completamente diverso. Le uve provengono da un preciso appezzamento di terra “Campo del Sole” (il mappale 1871) posto in una posizione di privilegio. Una volta pressate svolgono 24 ore di macerazione sulle bucce e terminata la fermentazione alcolica procede con quella malolattica. La macerazione restituisce un giallo paglierino più intenso, il naso rivela una maggiore complessità a scapito (come è prevedibile) di acidità e freschezza. Si tratta però di una visione di Vermentino che seppur cede il passo in tipicità lo guadagna in originalità.

Una visione nuova e un po’ diversa del Vermentino dei Colli di Luni, che presta il fianco ad abbinamenti nuovi e magari inusuali nonché a sperimentazioni di invecchiamento. Infine degustiamo quella che a ragione può definirsi una chicca, basti pensare che si tratta del risultato di quattrocentocinquanta piante. 1736 è il suo nome e si tratta di Ruzzese in purezza alla sua prima vinificazione, dalla vendemmia 2020.  1736 identifica una data certificata nei registri storici del comune di Arcola. È l’anno di un processo per frode alimentare a carico di un vignaiolo che aveva venduto del vino per Ruzzese alla curia.  La chiave di lettura è 1736 come prima certificazione di un vino non Vermentino. È un vino nuovo in tutte le sue accezioni, che spiazza, non fosse altro che manca il termine di paragone, la cui storia è tutta da scrivere. E in questo Monica che ha dimostrato di avere grande curiosità e determinazione, forte dell’eredità vitivinicola del conte Nino, può continuare a scrivere la storia, proprio lì dove il Conte l’aveva lasciata. Da quella primissima vinificazione di Ruzzese del 2008.

Elisa Alciati

IL RUZZESE

Giorgio Gallesio, diplomatico genovese, nella sua celebre Pomona Italiana del 1839 scrive del Rossese Bianco o Ruzzese. La conservazione di questo raro vitigno fino ai giorni nostri si deve proprio al conte Nino Picedi Benettini che lo coltivava e in qualche modo l’ha così custodito. I vitigni sono oggi coltivati quasi esclusivamente nell’estremo levante ligure e con molta probabilità provengono quasi tutti dai terreni del Conte. La buccia è di colore giallo – verde ma assume una colorazione rossastra quando arriva a piena maturazione e probabilmente è proprio da questa caratteristica che deriva il nome Rossese Bianco.

I CONTI PICEDI BENETTINI: UN PO’ DI STORIA

La storia dell’azienda va di pari passo con quella della nobile famiglia Picedi che nel XII secolo acquistò terreni sulle colline di Arcola dove nascevano vini da uve Vermentino, Albarola, Ruzzese e Pòllera, Sangiovese, Merlot e  Vermentino nero. Il periodo di maggior lustro della casata arriva con Papirio Picedi (Arcola 1528-Parma 1614), Vescovo della città di Parma. Ma è nel 1700 che arriva l’indissolubile e tutt’ora vivo legame con il territorio di Arcola, con il matrimonio tra Francesco Picedi e Maria Teresa Benettini. I Benettini, infatti avevano ampie proprietà a Sarzana e in Val di Magra e così, la famiglia Picedi Benettini, divenne una delle più importanti possidenti terriere di un territorio che si estendeva da Parma alla Lunigiana per arrivare fino alla Val di Magra.

CONTATTI

IL CHIOSO DEI CONTI PICEDI BENETTINI – Azienda Agricola di Monica Paganini

Via Sommovigo, 19021, Baccano di Arcola (SP) – www.cantinapicedi.it – info@cantinapicedi.it

 

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