L’evoluzione dell’Albarola: da gregario a solista

Vermentino, Bosco e… Albarola! Quante volte agli esami di sommelier, chiedendo i vitigni dello sciacchetrà delle Cinque Terre notavo una pausa nel ricordarne il nome, come fosse il gregario dei due più blasonati attori.

E invece, come in una squadra vincente, c’è bisogno che in un vino tutti i vitigni apportino le qualità, i pregi e le caratteristiche per rendere il prodotto finale come un assieme vincente. Un tempo chiamata “Calcatella”, per i suoi acini “calcati” gli uni sugli altri, l’Albarola è tipico del Levante, ma la storia di questo vitigno è ancora contesa tra le Cinque Terre e la Toscana dove è pure coltivata con una certa diffusione. È anche nota come bianchetta o bianchetta genovese, e alcune fonti fanno risalire le prime tracce in Val Polcevera: le similitudini con il Bianchetta Genovese sono state riscontrate nelle recenti analisi di laboratorio, tanto da collocarla come la stessa qualità di vitigno cresciuto semplicemente in zone diverse. Nonostante la somiglianza impressionante, per il momento vogliamo considerali due vitigni distinti: nella Denominazione di Val Polcevera e nella Riviera di Levante DOC, questo vitigno viene indicato come Bianchetta, mentre a Levanto, nella zona di Sarzana, con la Colli di Luni DOC,  e nella riviera toscana viene indicato come Albarola. La sua coltivazione nell’Ottocento era comunque molto più estesa rispetto ad oggi, specialmente nella Riviera di Levante.

Il territorio d’elezione è la Val di Vara, sulle alture e lontana dal mare, che, con il clima fresco e poco soleggiato, conferisce all’uva note di freschezza e acidità. Il nome del vitigno richiama il termine “albino”: l’uva, infatti, non è in grado di maturare e la sua colorazione rimane sempre sui toni di un bianco-giallastro, senza virare verso un giallo più intenso. Il vino che si ottiene può essere vinificato in purezza nella DOP Colli di Luni Albarola oppure usato come assemblaggio nelle DOP Colline di Levanto, Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà.

La produzione del vitigno Albarola ha una resa alta e costante, vista la sua resistenza alle malattie e alle correnti marine. Soffre invece la peronospora e la poca tolleranza all’umidità che causa muffa e oidio. Per questo, l’habitat favorevole alla coltivazione di questo vitigno è la collina, con esposizioni ben soleggiate e una buona ventilazione che abbassino l’umidità restando comunque ambienti freschi.

L’Albarola è un’uva considerata anonima, caratterizzante vini chiari, scarichi di colore con riflessi verdolini, dai profumi poco intensi e complessi, con note vegetali, delicati e fruttati, che ricordano la mela verde, gli agrumi e floreali bianchi. Poco intensi e complessi anche al palato, hanno poca struttura e predisposizione all’invecchiamento.

Le sue doti migliori sono quelle di avere buon corpo e decisa acidità, caratteristiche che hanno reso quest’uva un’ottima spalla del vermentino, decisamente più ricco di profumi, che ben apprezza una spinta sulla freschezza. Tutta la riviera ligure di levante e la costa nord della Toscana sono ricche di vini nati dall’uvaggio di vermentino e albarola, accompagnati dal bosco da una parte, o un po’ di malvasia dall’altra.

Esistono però dei produttori che in questo vitigno hanno creduto fortemente, conferendogli la sua importanza, con delle coraggiose versioni in purezza, magari lavorando su macerazioni per esaltare la sua lieve nota aromatica che si va a caricare di sentori inaspettati, richiamando frutti, erbe, profumi floreali intensi, acidulo e sapido al palato.

Vino marino che accompagna tutti i piatti di pesce e della cucina tipica marittima: le fritture di pesce, i classici friscioi di baccalà, tartare di palamita, tonno, grigliate di mare e insalate di mare. Ottimo come aperitivo grazie alla sua spiccata freschezza e leggerezza, risulta un vino piacevole dalla facile beva, da non servire molto freddo per non soffocare gli aromi tenui nel bicchiere. Altro che Albarola vitigno gregario!

Campo Grande e Poggio alle Api – I Cerri

Due versioni sorprendenti di Albarola in purezza sono quelli provenienti dall’azienda agricola “I Cerri”. Nel 2006 la famiglia di Gianluigi Careddu decide di impiantare in Val di Vara, il primo vigneto, di circa 2000 metri, seguendo le orme di nonno Luigi, 70 anni prima. L’azienda cresce negli anni con una nuova cantina e l’acquisto di altri due vigneti posti su due differenti colline con eccezionali esposizioni e un microclima fatto di notti fresche e giornate calde e ventilate. Carro, con le sue colline ricche di tarso e argilla, è un luogo ideale dove fare viticoltura. In cantina si fanno fermentazioni a temperatura controllata, chiarifiche con argille naturali e filtrazioni blande, per dare vita a vini puliti, eleganti, piacevoli e di grande bevibilità. Il vino più rappresentativo è sicuramente Campo Grande, dal nome del vigneto, quasi un cru in Val di Vara; Albarola in purezza,  proveniente da un’attenta selezione di antichi ceppi in parte ancora a piede franco. L’uva è sottoposta a criomacerazione per circa tre giorni, vinifica in tini di acciaio con sosta di 2 mesi sulle fecce fini con frequenti batonnage, per poi affinare qualche mese in bottiglia prima della messa in commercio. Vino dal color giallo paglierino con buona consistenza, al naso è intenso e complesso, con sentori di fiori bianchi e frutta bianca, sfumature erbacee quasi di macchia mediterranea. In bocca ha carattere e bevibilità, persistente e fresco con una piacevole nota minerale che arriva con tutta la forza delle onde. Un’espressione non scontata e assolutamente interessante. L’altra espressione è Poggio alle Api: la fermentazione avviene per più di un mese sulle proprie bucce in modo naturale: un vino, come si vuol dire oggi, macerativo per donargli un colore giallo paglierino carico, un’esaltazione di aromi di fiori bianchi e uva matura, una buona freschezza e uno slancio sapido uniti da equilibrio e una buona persistenza. Gustare i vini dell’azienda I Cerri è come avere la Val di Vara nel bicchiere (www.icerrivaldivara.it Tel. 348 5102780).

U Giancu – Az. Agricola Possa

 

Lungo uno dei sentieri più suggestivi delle Cinque Terre, nel comune di Riomaggiore, si trova l’azienda agricola Possa di Heydi Samuele Bonanini. Un’azienda Triple A: Agricoltori, Artigiani, Artisti, una sigla facilmente riconoscibile pensata per distinguere un certo tipo di vignaioli italiani. Nonostante le difficoltà date dall’acclività estrema dei terreni, il titolare ha deciso di non abbandonare la sua terra e continuare a presidiare il proprio territorio con fatica, dedizione con lavorazioni lunghe, faticose e complicate, dalla costruzione dei terrazzamenti, alla vendemmia, dove le uve vengono trasportate via barca o con una monorotaia su per il versante, fino alla diraspatura e alle successive fasi della vinificazione. Il suo vino, U Giancu, è un Albarola in purezza con vigne di 40 anni d’età allevate a pergola bassa con un terroir marino, caratterizzato dalla presenza di sabbia e pietrisco derivante da arenarie: un vino bianco macerato 5 giorni e affinato per 8 mesi per metà in botti di rovere e acacia, e per metà in acciaio. Dotato di un colore giallo paglierino, al naso sprigiona note agrumate, balsamiche e una mediterraneità avvolgente. In bocca è leggero, molto fresco, sapido con una beva facile e leggera che invita a riempire il bicchiere. Un vino unico e originale, che racconta la storia di una sfida eroica fatta di sacrifici, forza di volontà e rispetto della tradizione (Tel. 348 3162470).

Nina – Cornice (Az. certificata Bio)

Altra piccola azienda molto dinamica ed attenta nell’affinare le tecniche di lavorazione è Cornice, che prende il nome dal borgo in cui risiede; circa tre ettari di terreno vitati a coltivazione biologica: Ivano Luigi Denevi è un giovane vignaiolo, nonostante passi i settanta anni di età, che, innamoratosi della vite e del lavoro in vigna, dopo la pensione realizza il suo vino, frutto del duro lavoro e delle sperimentazioni restituendo bellezza e dignità alla vite, e trattandola con la cura e l’amore di cui essa ha bisogno per crescere sana e forte, per dar vita a grappoli pieni e succulenti. In queste zone il clima è freddo in inverno e molto caldo in estate, l’escursione termica tra il giorno e la notte è importante per una sana maturazione delle uve e per una concentrazione di acidità e aromaticità. E il suo vino certificato biologico, Nina, dal nome della nipote, si presenta di un giallo paglierino tenue con sfumature verdognole e al naso si rintracciano aromi delicati fruttati, che ricordano la mela verde e l’agrume, e floreali bianchi. Al palato risulta leggero e fine con note di sapidità ed una facile beva che accompagna alla perfezione antipasti e le classiche acciughe fritte (www.azienda-cornice.it Tel.339 7602853).

Albarola – Cantine Lunae

L’azienda Lunae è sicuramente la più rappresentativa del territorio e di tutta la Liguria: un percorso di oltre 50 anni quando Paolo Bosoni creò Cantine Lunae, proseguendo il lavoro e la tradizione della propria famiglia. Il nome Lunae si ispira al nome della città di Luni, antico porto Etrusco e Greco, consacrato alla dea Selene dai greci (Luna per i latini). Anno per anno la cantina ha avuto un’espansione vantando oggi 60 ettari di vigneto che vanno dalla pianura a sud del fiume Magra, alle alpi Apuane, all’interno della provincia di La Spezia. Le alpi Apuane e le montagne proteggono dai venti freddi del nord, il mare regala una buona ventilazione e una notevole escursione termica, ottima per la qualità e i caratteri dei vini. La composizione dei terreni è molto varia: dal medio impasto e ricchi di scheletro nelle zone collinari fino al limo argilloso nelle aeree pianeggianti. In cantina l’idea di Paolo Bosoni è quella di preservare la qualità creata nel vigneto, affermando che in cantina si può solo rovinare il prodotto finale. Dopo un lavoro di analisi e ricerca sul vitigno Albarola, in un decennio si arriva alla prima vinificazione in purezza, nel 2013: le uve subiscono una criomacerazione per qualche ora, segue poi la pressatura soffice e la vinificazione a temperatura controllata. Il vino si presenta giallo tenue con riflessi verdolini e un profilo aromatico complesso che parte con note di erbe aromatiche (salvia), frutta tropicale, fiori bianchi, note iodate e qualche accenno balsamico. In bocca presenta una buona acidità e sapidità ben bilanciate dalle componenti morbide. Una buona persistenza finale e un retrogusto amarognolo tipico lo rendono unico e identitario. (www.cantinelunae.com Tel.0187 693483)

Rio Bianco – Le Chicche di Nicchia (Az. certificata Bio)

Piccola e giovane azienda biologica certificata “le Chicche di Nicchia” di Alessandro Demattei nasce a Rio, frazione di Sesta Godano, nel 2016; il titolare decide di abbandonare il precedente lavoro per dedicarsi anima e corpo alla creazione di un’azienda agricola e quindi coronare il suo sogno di stare all’aria aperta, a contatto con il territorio e la natura. I terreni di famiglia vengono ripresi con fatica e sudore, vengono recuperati vecchi vigneti ormai improduttivi fino ad arrivare all’attuale ettaro e mezzo, oltre ad un oliveto e un orto. Tutta la filiera produttiva è condotta in regime biologico, facendo della qualità il suo marchio imprescindibile. Il suo Rio Bianco 2020 da Albarola, raccolta in due vigneti (uno con piante antiche e uno sulle colline di Levanto più giovane) è un vino giallo scarico, scorrevole nel bicchiere, che sprigiona aromi floreali e fruttati in buona successione, con un palato che rivela una buona acidità, sapidità, un agrumato in sottofondo e una facile beva. Ottimo vino che ben si abbina, grazie alla sua spiccata freschezza, ad aperitivi di crudo di mare e insalate di mare (https://alezeman77.wixsite.com/chicchedinicchia Tel.333 3007769).

Albarola – Arrigoni

Era il 1913 quando nacque l’azienda vinicola Arrigoni grazie al capostipite Gervasio, toscano di nascita, ma divenuto spezzino per matrimonio. Egli diede vita ad un’attività agricola di piccole dimensioni che via via si sviluppò grazie all’opera del figlio Bruno. L’azienda acquisisce una tenuta nella zona di San Gimignano, e Riccardo Arrigoni, la terza generazione, dà ulteriore impulso fino ad arrivare a possedere 19 ettari tra le Doc Colli di Luni e Cinqueterre. La famiglia è il centro attorno al quale con passione, orgoglio e filosofia di vita si produce vino. Grande rispetto per il territorio, valorizzazione del lavoro e legame con la tradizione portata avanti con fatica, determinazione e artigianalità. Ed ogni bottiglia reca fieramente lo stemma di famiglia, per sottolineare la storia, le origini e la mission aziendale. L’Albarola in purezza racchiude l’essenza dell’azienda, con la propria storia e il rispetto del territorio e del vitigno autoctono; si presenta nel bicchiere di colore giallo paglierino e brillante, segno inequivocabile di una ottima acidità che scopriremo al sorso.  L’impatto olfattivo è intenso, fine, con note evidenti di frutta bianca, erbe aromatiche e una menta soffusa ma molto piacevole. La bocca conferma la freschezza poc’anzi evidenziata, con una morbidezza e un corpo che bilanciano le componenti acide e sapide; vino equilibrato, di buona beva, invitante e con una buona persistenza (www.arrigoni1913.it Tel.0187 504060).

E, dopo le degustazioni dei nostri vini, posso affermare senza ombra di dubbio che l’Albarola sprigiona mare e può recitare un ruolo da solista o essere componente essenziale e necessaria nei più blasonati uvaggi locali. 

Franco Demoro

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