Il miele è forse il più nobile fra i prodotti alimentari naturali, prezioso frutto di una “civiltà” evoluta racchiusa nei favi.
Le api hanno sempre condotto il loro ciclo vitale nel quale, da predatori prima e allevatori poi, ci siamo intromessi perfezionando la tecnica e affinando gli strumenti. È una storia millenaria quella fra l’uomo e le api, almeno stando agli studi condotti in diverse parti del mondo. Pare che il lungo cammino comune risalga alla “nascita” dell’agricoltura, all’incirca diecimila anni fa, anche se non è stato possibile fissare il momento in cui l’uomo passò dalla semplice predazione all’allevamento. In una visione non si sa quanto “fantastica”, si può supporre che una prima forma di convivenza con le api, intesa come arcaico tentativo di allevamento, sia scaturita dalla cura di uno sciame rifugiatosi in un tronco cavo. Il tempo e le esperienze avrebbero pian piano avvicinato l’uomo alle api e dunque stratificato e consolidato i termini di una convivenza che con i secoli si è trasformata in vero e proprio allevamento. Ciò non significa che tutti i popoli della terra abbiano sviluppato le medesime tecniche in modo omogeneo, tutt’altro. Probabilmente l’avvicinamento all’apicoltura è avvenuto in ordine sparso e le conoscenze possono essersi diffuse anche con il nomadismo umano e le migrazioni. Sta di fatto che il tempo lento delle generazioni ha consolidato un rapporto speciale fra uomini e api, forse qualcosa di inatteso e sorprendente, se si guarda alle origini.
Questi piccoli insetti, capaci di difendersi dalle predazioni con i loro pungiglioni, sono diventati amici degli uomini, almeno di chi ha saputo capirli fino in fondo. Un autore settecentesco sintetizzava così il valore delle api: Questi Animaletti meritano tutto l’amore, e tutto l’incomodo, e tutta la necessaria attenzione per ben custodirli; attesochè sono essi dotati di moltissime Virtù, e prerogative: e la Divina Provvidenza, che in tutte le Opere sue maravigliosamente risplende, in questo, più che altrove, dimostra la infinita sua Onnipossanza, nel conferire di grandi Virtudi a Stromenti deboli, e vili. La provvidenza ha donato a questi piccoli e apparentemente insignificanti insetti, grandi virtudi, dice Giuseppe Falchini nel 1747. E parlando oggi con chi cura le api, si comprende che quanto espresso oltre due secoli fa è più che mai attuale.
Il mondo delle api è un universo a parte capace di sedurre chi lo avvicina. Si può starne fuori, osservarlo distrattamente dall’esterno e magari limitarsi a godere dei suoi frutti; oppure accostarsi ad esso per tentare di conoscerlo meglio, anche se non proprio da apicoltore. In tal caso si scopre un sistema compiuto, dove regnano disciplina e ordine, rispetto per le gerarchie, coscienza dei propri compiti e dedizione totale al lavoro: un modello di società animale esemplare, capace di reggersi su equilibri consolidati, nonostante l’intromissione dell’uomo.
Partiamo dall’inizio. Le api vivono in colonie e dunque un favo è una piccola comunità autonoma capace di riprodursi e moltiplicarsi a garanzia della propria sopravvivenza. Lo fanno alimentando il ciclo della vita attraverso la cura di un capo riproduttore, l’ape regina, e crescendo le nuove generazioni di larve fino all’età adulta. Ogni insetto ha un ruolo preciso, secondo l’età, inserito perfettamente nell’equilibrio collettivo. Occorre curare la regina, secernere la cera, costruire le “celle” dove custodire le uova, occuparsi delle larve fin da piccole, mantenere la giusta temperatura nell’alveare, provvedere all’alimentazione della comunità, difenderla dai predatori ecc. Tutto ciò si fa anche comunicando. Fra le tante meraviglie del mondo delle api c’è proprio la comunicazione, il linguaggio comune adottato per scambiare informazioni vitali. Un esempio fra tanti. Se nel suo vagare produttivo un’ape trova un buon posto dove bottinare nettare in quantità, tornando all’alveare mette in scena una sorta di “danza” attraverso la quale fornisce alle compagne di vita le coordinate per raggiungere la zona fruttuosa. Lo hanno scoperto e verificato gli etologi studiando il comportamento delle api. Questi piccoli e laboriosi insetti parlano fra loro, sanno comunicare, esprimere indicazioni, segnalare pericoli, diffondere allarmi.
Questa società matriarcale ovviamente ospita anche i maschi. I fuchi principalmente svolgono il compito di fecondatori, anche se pare forniscano altri contributi alla vita dell’alveare. Ciò nonostante, nell’essenziale logica della sopravvivenza, prima della stagione invernale vengono scacciati dall’alveare o direttamente sacrificati dalle api che si preparano ad affrontare i mesi più difficili per la loro comunità.
Tutto ciò, che è solo una minima parte di quanto accade in un alveare, sarebbe già sufficiente per ammirare quel piccolo universo in continuo ronzio. In realtà, l’altro pregio che rende le api dei veri e propri alleati dell’uomo, è il ruolo fondamentale di impollinatrici, naturalmente condiviso con le loro “sorelle” (api) selvatiche, con le vespe e le farfalle. È stato stimato che la loro estinzione porterebbe a una catastrofe globale in pochissimi anni, ciò che forse non è ancora ben chiaro. Il rischio è grave e reale ma il genere umano tende troppo spesso a sottovalutare i segnali, ciò che di certo non fanno le api nel governo delle loro comunità.
Da un lato, dunque, il rapporto di stima – che sarebbe meglio definire amore – fra l’apicoltore e i suoi insetti, dall’altro la miopia di quella parte del genere umano che persevera nell’avvelenare le api e l’ambiente in cui entrambi viviamo.
La misura di questo inquinamento è data proprio dalle cicliche morie causate dall’uso smodato di sostanze chimiche nocive, soprattutto in agricoltura. A far danni sono sia i veleni usati per conciare i semi, sia quelli irrorati sulle colture in atto (pesticidi, fungicidi ecc.). A tutto ciò va aggiunto il generale inquinamento atmosferico causato da molteplici fattori. Ed ecco un altro pregio fondamentale dell’ape, cioè l’incarnare il ruolo di infallibile marcatore ambientale. Nel caso in cui l’ape riesca a sopravvivere in un ambiente non sano, tracce degli elementi inquinanti con cui entrerà in contatto si trasferiranno direttamente nelle matrici dell’alveare, ovvero cera, propoli, polline e miele, ciò che ha suggerito di posizionare piccoli apiari in aree urbane particolarmente inquinate.
Quanto poi al tema dei cambiamenti climatici, l’ape si dimostra un’infallibile sentinella ambientale. Quest’anno, per esempio, la produzione di miele di acacia è ridotta quasi a zero pur in presenza di fioriture apparentemente normali: i fiori non contenevano nettare, probabilmente a causa della stagione anomala che ha stressato le piante costringendole a ridurre al minimo le funzioni vitali.
Ed è solo un esempio fra tanti, poiché le ripetute bizzarrie climatiche stanno causando anomalie continue nelle fioriture che le api evidenziano attraverso il loro comportamento.
Capitolo a parte meritano i problemi causati dai parassiti, e soprattutto da veri e propri predatori di api, primo fra tutti la Vespa Velutina, che in alcune zone della Liguria sta letteralmente decimando gli apiari.
Se questi sono gli aspetti critici che dovrebbero convincerci a prestare maggiore attenzione alle api e alle ragioni del loro malessere – che poi sono esattamente le nostre –, per fortuna c’è l’altro volto del rapporto uomo-api, quella splendida e affascinante convivenza che alimenta l’affetto degli apicoltori per i loro insetti, regalando una serie di prodotti di pregio assoluto, primo fra tutti il miele.
Un apicoltore serio non sceglierebbe mai di installare i propri apiari in luoghi inquinati: sarebbe una contraddizione imperdonabile, come lo è la moda dei mieli prodotti in certe città delle quali si conosce perfettamente l’alto tasso di inquinamento.
Con il suo consistente patrimonio forestale, le estese aree marginali e la mancanza di agricoltura intensiva, la Liguria è un paradiso in tal senso. Gli apicoltori possono praticare sia l’allevamento stanziale, sia il nomadismo, cioè lo spostamento degli alveari seguendo le fioriture in atto.
Inoltre, la verticalità ligure, che consente di passare dalla costa alle montagne in brevi spazi, in condizioni normali regala fioriture differenti dalle quali scaturiscono altrettanti mieli pregiati. Così si va dal miele di corbezzolo fino al castagno, passando per il millefiori, l’acacia, l’erica ecc.
A essi si aggiunge il miele di melata, frutto della bottinatura delle api sulle secrezioni di alcuni insetti quali afidi, cocciniglie ecc. Un aspetto che non è sempre chiaro è proprio quello dei mieli monofloreali. Chi ha piccoli apiari, pur in presenza di fioriture distinte di singole specie, talvolta non ha interesse a smielare, poiché le quantità sarebbero ridotte e il lavoro antieconomico. Così spesso si preferisce raccogliere il frutto di bottinature differenti, giungendo a smielatura di un millefiori che può variare la composizione secondo la localizzazione degli alveari. Tutta questa diversità, assieme a mille altre variabili, crea quella meravigliosa tavolozza di sapori che caratterizzano il miele di Liguria, figlio di un territorio a tratti difficile, che proprio in virtù di questa sua asprezza sa riservare alle api un ambiente vitale ideale.
Sergio Rossi
L’APE NERA LIGURE
L’Ape Nera dell’estremo Ponente Ligure è figlia di un matrimonio antico fra l’ape allora più diffusa e l’ape nera francese. Dall’incrocio di queste due famiglie, nei secoli se n’è selezionata una terza, capace di adattarsi perfettamente a un territorio difficile e aspro che alterna frequenti zone brulle – quasi “desertiche” – a più rare valli lussureggianti. Il lento adattamento a così singolari caratteristiche ambientali e perfino microclimatiche, ha rafforzato questa famiglia di api, un po’ come succede per le antiche varietà locali di frutta e verdura. Tradotto in termini pratici, significa minori rischi per l’apicoltore, massima capacità di sfruttamento di un territorio difficile e marginale.
Per queste ragioni, Slow Food ha ritenuto di sottoporla a tutela attraverso la creazione di un apposito presidio denominato Ape Nera del Ponente Ligure.
È stato condotto uno studio scientifico molto approfondito sull’ape nera del ponente, realizzato in loco, in collaborazione con Apiliguria, dal ricercatore danese Peer Kryger che è stato oggetto di una relazione sulla biodiversità nell’ambito di Apimondia, il massimo consesso mondiale di apicoltura nella XLVI edizione che si è svolta a Montreal nel 2019.
API Liguria: Associazione Apicoltori delle quattro Province Liguri
L’associazione è presente da oltre un decennio e si costituisce formalmente con atto notarile nel giugno del 2009 ottenendo il riconoscimento della Regione Liguria. Conta circa 400 associati.
Lo scopo principale dell’Associazione, aderente alla Federazione Apicoltori Italiani, è quello di assistere e organizzare gli apicoltori liguri. Organizza annualmente almeno 20 eventi fra corsi per principianti, corsi di specializzazione e approfondimento, seminari, partecipando alla misura EU reg 1308. La produzione di prodotti dell’alveare: miele, propoli, cera ecc. è sicuramente uno degli scopi principali dell’Associazione, ma non è secondaria l’attenzione dedicata alla questione ambientale con azioni verso i tre grandi nemici moderni dell’ape: i cambiamenti climatici, l’uso dei neonicotinoidi in agricoltura e l’invasione di specie aliene (velutina). Si prefigge inoltre lo scopo di intraprendere azioni per la salvaguarda delle specie autoctone liguri (ape nera del Ponente). Quindi in uno slogan “miele e non solo”.
API Liguria – Via Ippolito Landinelli, 88 – Sarzana (SP) – Tel.0187 626658 apiliguria@apiliguria.it – www.apiliguria.it
I Dati DEGLI APICOLTORI LIGURI:
- Apicoltori liguri 2.500 – Dato nazionale 68.600
- Alveari liguri 30.000 – Dato nazionale 1.400.000
- Circa l’80% degli apicoltori liguri detiene meno di 15 alveari ciascuno.
- Produzione ligure 2020 (stimata) circa 500 tonnellate; dato nazionale 18.500 tonnellate. In leggero aumento rispetto al 2019 dovuto però esclusivamente all’aumento degli alveari.
ALPA MIELE
L’Associazione Ligure Produttori Apistici accoglie quasi 500 apicoltori e apicoltrici per 7240 alveari è riconosciuta dalla Regione Liguria e partecipa ai bandi Europei per gli aiuti al settore. ALPA Miele è strutturata con una rete di tecnici e segreterie provinciali guidata dal direttivo. La spinta ideale, che determina l’offerta agli associati, è formare gli apicoltori nel miglior modo possibile, con una offerta formativa ampia e completa di argomenti proponendo corsi base, avanzati e monografici, seminari con docenti affermati a livello nazionale e internazionale e incontri periodici con i tecnici in aula e in campo. I tecnici apistici sono costantemente aggiornati grazie alla partecipazione a convegni tematici e alla partecipazione alla rete Unaapi grazie alla quale è possibile il confronto con i colleghi e prove di campo svolte in tutte le regioni. Propone inoltre incontri di sensibilizzazione con la cittadinanza e le scuole per promuovere la conoscenza e la difesa degli insetti pronubi. ALPA Miele Via Caffaro 1/16 Genova – info@alpamiele.it – www.alpamiele.it
IL CONCORSO MIELI DI LIGURIA
Il Concorso Mieli di Liguria, nel 2021 alla seconda edizione, nasce dall’esigenza di far crescere la conoscenza dei mieli liguri tra i consumatori e di migliorare e aggiornare le tecniche produttive tra gli apicoltori. Nato in un anno non particolarmente positivo ha raccolto 103 campioni, premiando con 3 esagoni d’oro i 5 mieli primi classificati nelle diverse categorie. In Liguria esiste già da molti anni il Concorso dei Mieli dei Parchi, l’iniziativa di ALPA Miele vuole ampliare la possibilità di partecipare anche a quanti non hanno apiari nei territori protetti. Nel 2021 i campioni di miele saranno raccolti tra settembre e ottobre per essere giudicati da esperti iscritti all’Albo Nazionale degli Esperti in Analisi Sensoriale nel mese di novembre; la premiazione si svolgerà a dicembre o gennaio, compatibilmente con l’andamento della pandemia di covid 19. www.concorsomielidiliguria.it
ADOTTA UN’ARNIA
Segnaliamo questa interessante iniziativa della Lucchi e Guastalli di Santo Stefano Magra, l’Azienda Agricola che si prende cura di più di 40 arnie, situate a Riomaggiore, in un bellissimo oliveto terrazzato tipico delle Cinque Terre. Vengono prodotti mieli di erica, acacia e castagno, fioriture caratteristiche del territorio. Adottare un’arnia significa supportare concretamente il pianeta aiutando l’azienda all’ampliamento dell’apiario. I sottoscrittori potranno seguire la vita di un’arnia per un anno intero ricevendo un attestato di adozione con i nomi della regina e dell’arnia adottati. Verranno aggiornati mensilmente via mail sulla vita delle api e sul loro meraviglioso mondo e a fine anno produttivo (indicativamente a metà autunno) riceveranno il miele del proprio alveare. Sono previste tre formule di adozione: Adozione Mini a Euro 20, Adozione Amico a Euro 40 e Adozione Sostenitore a Euro 80. Inoltre in ogni tipologia di pacchetto di adozione si trova un codice sconto del 10% su tutti i prodotti dello shop della Lucchi e Guastalli. Per gli aderenti al pacchetto Sostenitore si riceverà inoltre un buono per una visita per 1 persona in azienda agricola, e si potrà dunque conoscere la famiglia di api adottata. Per maggiori info: Frantoio Lucchi e Guastalli Via Vincinella 13/6 S. Stefano Magra (SP) 19037. Tel. 0187 633329 – news@frantoiolg.com
IL NEMICO DA COMBATTERE: LA VESPA VELUTINA
Negli ultimi anni una delle peggiori minacce per le api è stata la Vespa Velutina o calabrone asiatico, un vorace predatore di apiari originario dell’Asia sud-orientale. Presente in alcune zone della Liguria da quasi dieci anni, sta arrecando gravissimi danni all’apicoltura. In pratica questi calabroni neri, leggermente più piccoli di quelli che solitamente conosciamo, nella stagione buona stazionano in volo davanti agli apiari in attesa di predare gli insetti che escono a bottinare. Il problema è che le api non hanno alcuno scampo, poiché se tentano di uscire vengono uccise, e se rimangono rinchiuse nelle arnie, consce del pericolo, non riescono a svolgere neppure le proprie minime azioni vitali, né raccogliere cibo per alimentare la famiglia che si indebolisce fino a rischiare la morte. Purtroppo non esiste un sistema per difendersi da questi terribili predatori, anche se negli ultimi mesi, proprio in Liguria, è stato sperimentato un metodo assai promettente che si spera potrà passare a breve alla fase di attuazione, per tentare di contenere gli effetti nefasti dovuti a questo insetto killer*.
www.stopvelutina.it. – www.alpamiele.it – www.apiliguria.com – www.vespavelutina.eu
*Dal 2015 al 2019 ha operato in Liguria il progetto LIFE STOPVESPA, capofila il Disafa di Torino, con l’intento di mettere a punto un radar per l’individuazione dei nidi e la neutralizzazione degli stessi. Chiuso il progetto che per quattro anni si è occupato del contenimento di Vespa velutina l’onere è passato alla Regione Liguria che ha incaricato il Parco delle Alpi Liguri di organizzare e gestire le squadre di neutralizzatori, formate da volontari, appartenenti alla Protezione Civile e Rangers d’Italia. Parallelamente alcuni privati, con la collaborazione del CREA, stanno sviluppando un metodo assai promettente che si spera potrà passare a breve alla fase di attuazione, per tentare di contenere gli effetti nefasti dovuti a questo insetto killer.
I TIPI DI MIELE DELLA LIGURIA
ERICA
Arbusto tipico della macchia mediterranea, fioritura: marzo-aprile. Appare torbido anche da fresco, cristallizza piuttosto velocemente. Colore: arancio/caramello. Sentori al naso di cotto, mou e caramello, prodotti da forno tipo biscotti al burro. In bocca ricorda aromi di latte condensato, pan d’epices, talvolta con note di anice e spezie; mediamente persistente con una nota finale amara.
ACACIA
Albero originario del nord America diffuso in Europa, fioritura: maggio. Colore: da trasparente a giallo paglierino. Miele delicato con sentori di vaniglia e confetto, mediamente dolce, mediamente acido.
MILLEFIORI PRIMAVERILI
Note di acacia, erica, fruttiferi, ciliegio e tarassaco.
MILLEFIORI ESTIVI
Note di castagno, rovo, ailanto, tiglio, melata.
AILANTO
Albero originario della Cina, infestante in Europa, fioritura: maggio/giugno. Colore: chiaro, tendente alla cristallizzazione. Mediamente dolce con note fruttate di moscato e frutti tropicali, estremamente persistente, tende a trasformare le note fruttate e fresche in sentori di ribes nero.
CASTAGNO
Albero autoctono dell’Europa, fioritura: giugno. Colore: ambra più o meno scuro, con tonalità rossiccio/verdastre nel miele liquido. Sentori al naso di stalla ben curata, cuoio, cartone bagnato, sapone di marsiglia, talvolta di ferrovia (ferro riscaldato, come il treno quando frena in stazione), leggermente astringente, amaro e tannico.
TIGLIO
Albero tipico delle alberate, fioritura: giugno. Colore ambrato e ambrato chiaro, quasi bianco quando cristallizzato. Sentori balsamici, mentolati, molto fresco in bocca con un leggero finale amaro. Il miele di Tiglio in purezza è abbastanza raro in Liguria, non essendo abbastanza presente, molto più frequente che le api lo raccolgano con il castagno e che si produca un miele a doppia origine floreale, il “Castiglio”.
MELATA
Escreto bottinato dagli insetti succhiatori fitofagi, in particolare Metcalfa pruinosa, raccolto in tarda estate, con le giuste condizioni di umidità e temperatura. Colore: marrone scuro, quasi nero. Poco dolce, talvolta sapido sentori di frutta o verdura stracotta, note maltate, liquirizia.
EDERA
Edera comune, fioritura: agosto/settembre. Colore: ambrato chiaro, bianco da cristallizzato. Sentori vegetali di foglie stropicciate, in bocca aromatico, vegetale e leggermente amaro. Tende a una cristallizzazione veloce per la massiccia presenza di glucosio, spesso molto umido e a rischio fermentazione.
CORBEZZOLO
Arbusto o piccolo albero della macchia mediterranea, fioritura: ottobre. Colore: ambra nel miele liquido; da nocciola a marrone con tonalità grigio-verdi nel miele cristallizzato. Sentori al naso vegetali e di caffè, aromatico ed estremamente amaro in bocca.