di Sergio Rossi
Genova, 15 febbraio 2021
In piazza c’erano i ristoratori liguri, certo, ma anche altri operatori della filiera. E credo che l’intento sia stato chiaro, o almeno io l’ho percepito così: nessuna pretesa di discutere il merito delle decisioni ma decisamente il metodo. La ristorazione – come il comparto della montagna – ha bisogno di decisioni prese in anticipo per evitare altre perdite in un momento di fortissima sofferenza. Lo hanno riconosciuto in tanti, trasversalmente. E proprio la protesta pacifica e moderata, seppure ferma negli intenti, ha dimostrato che si può esprimere il dissenso in maniera civile, arrecando qualche disagio, è vero, ma contenuto e forse perfino comprensibile e accettabile.
Io credo che la più grande sfida del nuovo governo sarà tornare ad alimentare l’entusiasmo di chi ha voglia di lavorare, a tutti i livelli. Far percepire a chi lavora che lo Stato c’è sempre, non solo per pretendere ma anche per programmare, incentivare, facilitare e non ostacolare chi ha voglia di lavorare e investire in Italia. E ricordo innanzitutto a me stesso, che per il nostro Paese il comparto del cibo e tutt’ora fortemente trainante e attrattivo. Conserviamo nel mondo l’immagine di un popolo che ha un patrimonio gastronomico insuperabile e continua a produrre alimenti buoni e sani. La cucina italiana rimane un biglietto da visita fondamentale che dobbiamo preoccuparci di mantenere sempre tale, sperando di giungere, appena possibile, a riproporla al mondo. Che la aspetta, lo sappiamo.