Sostiene di non avere un piatto del cuore. “L’importante è che profumi di Liguria, dai ravioli al pesce. Non ho preferenze tra cucina di mare o di terra” dichiara il neo vice presidente della giunta regionale con svariate deleghe tra cui spiccano agricoltura e sviluppo dell’entroterra. Alessandro Piana, originario di Pontedassio, uomo Lega, vanta una specifica esperienza nel settore olivicolo avendo seguito, per anni, l’azienda di famiglia. Assume il vertice dell’assessorato, condotto nell’ultimo lustro dal collega di partito Stefano Mai, alla vigilia delle vitali progettazioni sul fronte del Psr che dovranno portare quattrini destinati agli investimenti per potenziare l’imprenditoria agricola. In tema di vini cita Ormeasco, Pigato, Vermentino e Rossese come nettari tra i più graditi. “Nessuna risposta di convenienza, banale convinzione. Senza dimenticare l’originalità del Moscatello di Taggia” ripete ai taccuini di Liguria Food.
Non ritiene che tre presenze in giunta dell’imperiese, zero del savonese e un assessorato all’agricoltura da tempo immemore lontano dal levante vitivinicolo possano creare mal di pancia a spasso per la Liguria?
“No. Personalmente, mi considero un rappresentante dell’intera regione e vorrei essere giudicato sui traguardi raggiunti per la collettività non per la provenienza geografica”.
Tra gli obiettivi di inizio mandato, la riorganizzazione dell’agenzia regionale di promozione turistica “In Liguria”. Come avverrà?
“Nel solco di quanto costruito con efficacia, in queste stagioni, dal commissario Pietro Paolo Giampellegrini che ringrazio per l’impegno e i risultati raggiunti. A prescindere dalle persone che guideranno la realtà, dobbiamo proseguire sulla scia di una comunicazione orientata alla qualità del prodotto, in concerto con tutte le anime della nostra regione. Un valido esempio è rappresentato da quanto costruito sulla promozione dei vini di Liguria che nulla hanno da invidiare a quelli prodotti in altre aree del Paese”.
Quali le priorità in tema agricolo?
“Innumerevoli. L’attenzione inizia da temi base come adeguati impianti di depurazione, l’approdo di metano e banda larga in tutto il territorio fino a un regolare approvvigionamento idrico per giungere agli investimenti derivanti dal Recovery Fund in cui le aree interne non reciteranno un ruolo marginale. Tutto, senza dimenticare la grande importanza della floricoltura – indice significativo anche per il Pil nazionale – e il ruolo dell’olivicoltura in cui mi attiverò per azioni utili a ridurre la forbice tra annate di carico e scarico della raccolta”.
Quale il messaggio ai giovani che guardano alla terra come strumento per crearsi un futuro?
“Agricoltura e allevamento non possono restare settori ad appannaggio di chi ha ereditato l’azienda di famiglia. Dunque, vanno facilitate le tempistiche di avvio delle imprese e, al tempo stesso, decisamente migliorato l’accesso al credito, peraltro, tema ostico non solo per il comparto agricolo. Ovviamente, la sintesi fa rima con drastica riduzione dei lacciuoli burocratici”.
Quale omaggio alimentare porterebbe fuori regione per rappresentare al meglio le bontà di Liguria?
“Un vasetto di olive taggiasche, rigorosamente non denocciolate. Questo prodotto in salamoia, simbolo di Liguria, non ha eguali nel mondo”.
Intervista di Gilberto Volpara