Puntuale, come ogni anno, anche nel 2020 la Cooperativa Pescatori di Camogli ha calato nelle acque dell’Area Marina Protetta di Portofino, presso località “la Foce” a Punta Chiappa, l’antico attrezzo da pesca che si tramanda da secoli esattamente come venne creato la prima volta nel 1600. Alla “lisca” (A. mauritanicus, pianta un tempo molto comune sui pendii del promontorio di Portofino, oggi rigorosamente tutelata, con cui si intrecciavano le fibre a farne cordame) è stata sostituita la fibra di cocco. Proveniente in balle dall’India, lavorata durante l’intero inverno a produrre filati di diverso spessore per l’uso che ne verrà fatto, costituisce la fibra vegetale vero segreto della tonnarella.
I pescatori sostengono che è la natura vegetale della fibra che facilita il fouling (insediamento di organismi sessili) che, a sua volta, richiama il pesce che se ne nutre, attrattiva dei predatori più grandi. Cultura della tradizione, esperienza vissuta, metodicità del comportamento e delle azioni, costituiscono i parametri immutabili di questa forma di pesca. Neppure gli aspetti più evidenti del cambiamento climatico inducono il pescatore a modificare le proprie abitudini. Studi condotti dai ricercatori che afferiscono all’Area Marina protetta, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Genova, sui dati storici delle catture in tonnarella (esiste infatti un archivio di dati di cattura che risale a oltre 50 anni fa), dimostrano come siano cambiate le specie e come abbiano anticipato la loro presenza nelle acque del golfo di Camogli. Da questi studi emerge che potrebbe essere proficuo calare in mare la tonnarella almeno 15 giorni o un mese prima della data tradizionale che si attesta, come da sempre, ai primi di aprile e di rimuoverla conseguentemente prima della rimozione classica di fine agosto o metà settembre.
Ma nulla riesce a far modificare l’usanza, la metodicità, i ritmi che scandiscono gli anni della tonnarella di Camogli. Ma anche questo fa parte della cultura, di quelle cose che il turista vuole conoscere, condividere, sentirsi partecipe della storia del lavoro centenario, secolare di questa parte di Liguria. Anche per questo Camogli conserva, nel 2020, il sapore del borgo marinaro, l’aria che si respira, la vita che si sussegue sulla calata del porto, pur con le sue modernità, è rimasta quella di quando ero bambino e, sicuramente, già allora era quella di cinquant’anni prima e così via a ritroso. L’arrivo dei “tonnaroti” in banchina, quando rientrano carichi di pesce, è, ancora oggi, momento di festa comune, di condivisione, di partecipazione, anche fisica, perché tutti, se occorre, danno una mano e a tutti non viene negato un assaggio delle catture di giornata.
Le catture sono mutate. Lo abbiamo già descritto molte volte negli ultimi anni. Specie meno pregiate (a livello di mercato non di cucina) sono diminuite in abbondanza, sostituite da specie “ad elevato valore aggiunto”, come anche i pescatori si sono abituati a dire. È il caso del bonito o tombarello in italiano (Auxis rochei) che ha visto calare, negli ultimi decenni, le quantità in modo evidente; al contrario la ricciola (Seriola dumerili), carangide di grande pregio, è apparsa in quantità significative negli ultimi vent’anni, con evidente soddisfazione della Cooperativa Pescatori e dei ristoranti di Camogli e zone limitrofe. Dopo la perdita dell’attrezzo nella primavera del 2017, annus horribilis per la Cooperativa che, anche per questo, ha rischiato di scomparire, ci sono stati due successivi anni (2018 e 2019) di catture interessanti di Euthynnus alletteratus, un tonnetto conosciuto a Camogli come tonella, che mai era stato catturato in quelle quantità (attorno alle 20 t. nel 2018 e 15 nel 2019).
Le principali specie che costituiscono il carniere della tonnarella sono sgombriformi (palamita, lanzardo, bonito), l’alletterato (sperando che queste catture non mutino nei prossimi anni) oltre a ricciola, sugarelli, orate, boghe e, in misura di pura segnalazione, altre specie. Lo scarso valore di mercato che questi sgombriformi riescono a raggiungere, dovuto alle purtroppo cattive abitudini alimentari delle persone che prediligono, sostanzialmente, solo una decina di specie (anni di informazione mirata hanno radicalizzato le abitudini, per nulla scalfite da campagne rivolte al consumo del mal identificato “pesce dimenticato” o, ancor peggio definito, “pesce povero”), ha indotto la Cooperativa Pescatori di Camogli che, rispetto all’andamento demografico del mondo della pesca, ha invertito la rotta ringiovanendo i propri ranghi, a puntare decisi sulla trasformazione, investendo risorse e finanziamenti europei (i conosciuti FEAMP) nella creazione di un laboratorio che possa rinverdire i meno recenti fasti del marchio della Cooperativa, conosciuta per le acciughe sotto sale, con nuovi prodotti sott’olio, trasformati freschi (filetti, hamburger, pronto cottura, ecc.), fino a puntare, se il mercato reagisce positivamente, a nuove tipologie di prodotto oggi consumate solo in ambito casalingo da quei pochi intenditori che azzardano ricette e lavorazioni innovative.
È questa la nuova sfida della tonnarella. Una sfida tutta da giocare e necessaria per poter mantenere sul mercato un’attività che rappresenta una tradizione, ma che necessariamente, si deve adattare al mondo di oggi che richiede una diversificazione delle attività del pescatore artigianale. In questo senso questa nuova sfida ben si sposa con l’attività già avviata da alcuni anni di visite guidate all’impianto portata avanti da un’altra giovane Cooperarativa, Ziguele, questa volta però formata da biologi ed ecologi marini. Tali attività divulgative infatti permettono non solo di far conoscere la realtà della Tonnarella di Camogli e dei suoi pescatori, ma rappresentano un importante strumento per sensibilizzare le persone su tematiche quali pesca sostenibile, conservazione dell’ambiente marino e consumo consapevole delle risorse ittiche, nonchè portare avanti una memoria storica che, altrimenti, rischierebbe di scomparire insieme ai pescatori più anziani. Tale evoluzione in funzione turistica permette così alla tonnarella di accrescere anche il proprio valore intrinseco e antropologico senza però dimenticarsi di prescindere dall’importanza di focalizzarsi sull’attività di trasformazione del prodotto per farlo diventare fiore all’occhiello di un luogo che ha una storia molto antica.
Non a caso la tonnarella è anche Presidio Slow Food e questo riconoscimento andrà rinverdito in modo forte e significativo nel prossimo futuro proprio con l’uscita sul mercato di questi nuovi prodotti che potranno valorizzare ancor meglio e di più quelle specie ittiche di grande valore organolettico e nutrizionale. Lo spirito di giovanile intraprendenza che pervade la Cooperativa oggi induce a percorrere le nuove strade del marketing atte a valorizzare i nuovi prodotti che nasceranno dall’impresa che si sta creando. Una visione questa che, nel solco della tradizione, condurrà ancora forte e attuale la tonnarella negli anni del secondo millennio.
Giorgio Fanciulli