Durante un’escursione familiare in terra toscana, a Lucca mi imbatto in un wine tasting molto ben curato e, siccome ho una gran sete (di conoscenza intendo!) mi avvicino ai colleghi sommelier per farmi illustrare il variegato mondo dei vini prodotti in quella zona, a me poco familiare.
Mentre mi vengono dipanate le Doc locali e i loro vitigni, l’attenzione è subito incentrata su vini a base Ciliegiolo; vitigno che ha varcato i confini toscani per risalire la nostra regione soprattutto nel levante. E così la voglia di scoprire le varie sfaccettature e comparare vini ciliegiolo toscani e liguri, mi porta a visitare alcune cantine a me già note ma non per questo vino.
Secondo una leggenda il ciliegiolo (l’assonanza con la ciliegia con è casuale in quanto prende il nome dal colore e dal caratteristico aroma che richiama questo frutto) sarebbe stato importato dalla Spagna nel 1870: l’arrivo in Toscana dalla Spagna apparterrebbe ai pellegrini di ritorno dal Santuario di Santiago de Compostela. A suffragio della provenienza è anche il fatto che questo vitigno viene conosciuto con il nome di Ciliegiolo di Spagna. In realtà, alcuni studi moderni effettuati sul Dna del vitigno, hanno portato alla scoperta delle sue vere radici: il Ciliegiolo, sembra essere un vitigno autoctono della Toscana, le cui origini vanno molto indietro nel tempo (risalenti addirittura agli Etruschi), quando sono stati realizzati i primi incroci con alcuni vitigni della stessa specie in Campania (viene considerato infatti fratello dell’Aglianicone), vitigno autoctono campano. Secondo quanto emerso da questi studi, quindi, il Ciliegiolo sembra essere il capostipite del Sangiovese, uno dei vitigni più coltivati in Toscana, alla base dei più rinomati Chianti e Chianti Classico. È proprio con questo vitigno, non a caso, che il Ciliegiolo viene spesso unito per ottenere vini più adatti ad un lungo invecchiamento. Purtroppo, negli ultimi anni, il Ciliegiolo sta perdendo alcuni ettari di coltivazione. In Maremma si preferisce mettere a dimora i vitigni dei Supertuscan (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot). Attualmente (anno 2019) in Italia si contano circa 5.000 ettari coltivati a Ciliegiolo. La sua diffusione si estende come abbiamo detto in Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio e in Liguria nelle Doc Colli di Luni, Golfo del Tigullio – Portofino e nelle Igt di riferimento Colline del Genovesato e Liguria di Levante.
La pianta ha una foglia media o grande, di colore verde bottiglia, il grappolo è grande semicompatto, dotato di due ali, cilindrico e piramidale. Gli acini sono grossi e compatti, con la buccia spessa e molto pruinosa, di colore nero-violaceo.
L’epoca di maturazione è medio precoce (fine agosto, primi di settembre). Si adatta a diversi habitat, ma predilige terreni non troppo fertili, freschi e collinari, e luoghi dove gli acini possano godere dello sbalzo termico tra giorno e notte. Tra le caratteristiche che lo rendono un vino di facile coltivazione ci sono l’ottima vigoria e la capacità di sviluppare una produzione abbondante e costante.
Se in altre regioni d’Italia il Ciliegiolo viene utilizzato in assemblaggio con vini più deboli di alcool e un po’ aspri, in quanto questo vitigno porta al blend un maggiore grado di alcolicità, con conseguente longevità, in Liguria viene spesso invece vinificato in purezza.
Si ottiene un vino dal colore rosso rubino con striature viola e una discreta gradazione alcolica, profumi complessi, piacevoli con aromi fruttati, floreali, un gusto strutturato e di buon corpo. Il tannino non è quasi mai incisivo o invadente. Questi elementi conferiscono al vino una particolare freschezza, che lo rende di facile beva, da gustare giovane, dopo pochi mesi dall’imbottigliamento. Se affinato a lungo, il Ciliegiolo sviluppa aromi intensi e complessi dove le note di ciliegia virano in sentori di sottobosco, prugne, marasche o confettura di frutti di bosco.
Questo vitigno esprime al meglio le sue potenzialità se vinificato in acciaio, evitando il passaggio nel legno in quanto tenderebbe a perdere gli aromi che lo caratterizzano.
Una delle cantine di riferimento per quanto riguarda il ciliegiolo in Liguria è sicuramente quella della famiglia Bosoni a Castelnuovo Magra. La cantina Lunae prende il nome dalla città
di Luni, antico porto prima greco poi romano consacrato alla dea Luna. Una città elegante e ricca, monumentale, con numerosi edifici ricoperti di marmo, un teatro e un anfiteatro. Dal suo porto romano salpavano bastimenti carichi di vino e marmo di Carrara. Etruschi, greci e romani, si sono succeduti in questo territorio e la famiglia Bosoni attinge dalla storia con uno sguardo sempre rivolto al futuro per affermare la propria tradizione vitivinicola.
Il loro lavoro si concentra su piccole particelle che vanno dalla valle del fiume Magra fino sui colli di Luni, in collina, dove la “gens” si ritiró, alla ricerca di aria più pura, lontano da quell’area paludosa e insalubre che rimase tale fino alle bonifiche del 1700. Il terreno quindi risulta essere molto variegato: dal sabbioso alluvionale della valle, a quello magro asciutto delle colline, con il conseguente risultato di vini completamente differenti.
Il Ciliegiolo nasce dalla vinificazione in purezza del vitigno: le uve provengono da “Vigna Luna”: una parcella di circa tre ettari nella piana di Luni, inserita in un contesto unico per microclima e bellezza del territorio. A tre chilometri il mare, con i suoi benefici influssi, a quindici le Alpi Apuane a fare da barriera a correnti fredde; la vigna pettinata fa da cornice ai resti dell’antica città di Luni e il suo anfiteatro romano. Il suolo sabbioso e sciolto, il clima caldo e ventilato in vigna, una vinificazione semplice in acciaio con un breve periodo di macerazione sulle bucce, portano ad esprimere un vino rosso dotato di una naturale piacevolezza e freschezza. Il colore è rosso rubino chiaro, al naso colpisce l’ampiezza e dolcezza della sensazione fruttata che, con la maturazione del vino, evolve verso aromi di marasca, prugna, confettura di frutti di bosco e macchia mediterranea. In bocca è caldo, secco, morbido, di corpo ben equilibrato tra le sue componenti dure (tannino acidità e sapidità) e quelle morbide (avvolgenza, alcol): riemergono le note fruttate e morbide accompagnate da una raffinata vena floreale, che trovano sostegno in una buona dose di acidità.
Sulle colline che circondano il mare di Portofino sorge l’azienda agricola PinoGino con vigneti intorno all’antica Abbazia del Conio, coltivati negli stessi terreni prescelti dai monaci Benedettini.
Il suo ciliegiolo dal colore rubino luminoso risulta scorrevole alla roteazione nel calice; al naso esprime tutta la tipicità del vitigno e del territorio: frutti di bosco, salinità iodata, macchia mediterranea, in bocca risulta di corpo, sapido, fresco, armonico con un retrogusto gusto fruttato e l’ampio aroma di ciliegia e frutti di bosco.
La cantina Bisson di Sestri Levante nata nel 1978 dall’idea allora rivoluzionaria di valorizzare i vitigni quasi sconosciuti della Riviera Ligure di Levante, è sicuramente famosa per un metodo classico con un particolare riposo durante la sua rifermentazione. Le vigne affondano le loro radici in un terreno di sabbia e scheletro, tutte affacciate sul mare, vero protagonista dell’azienda. Nel suo variegato ventaglio di vini, mi concentro sulle due versioni a base ciliegiolo: il Portofino ciliegiolo, un rosato frutto di una vinificazione in bianco del vitigno, con profumi di frutta fresca nei quali spicca la ciliegia e il lampone; sapore secco di gradevole beva, con buona sapidità e freschezza, piacevolmente persistente. Il Ciliegiolo Rubino una IGT dal colore rosso rubino brillante, un profumo fruttato con note di ciliegia, lampone e ribes. Sapore secco, di medio corpo, leggermente alcolico, di facile beva, equilibrato dove i tannini sono appena percepiti; vino elegante.
Tratto caratteristico dei vini liguri è quindi il fruttato, la sapidità, la freschezza, la tannicità appena percepita, la facilità di beva: tutti fattori che fanno del ciliegiolo un vino abbinabile a carni bianche non troppo saporite, a salumi freschi e formaggi non troppo stagionati. Ideale con le lumache di terra. Ben accompagna le zuppe, le grigliate e gli arrosti della migliore cucina rustica, compagno ideale dei piatti classici liguri. Da provare con gli spaghetti con cozze e broccoletti.
Franco Demoro