Genova, ospedali Villa Scassi e San Martino, reparti di infettivologia e rianimazione. Le strutture lavorano a tutta forza, vicine al livello di collasso. Gli operatori affrontano lunghi ed estenuanti turni in condizioni difficili, rese ancora più complesse dai dispositivi di protezione che devono indossare per proteggere sé stessi e i pazienti. In questa condizione anche una parentesi come il pranzo o la cena diventa scialuppa di salvataggio, oasi di salvezza e forse anche minuscolo ritaglio di vita “normale”. Ma pranzo e cena sono solo due vocaboli che vanno declinati sulla situazione, poiché in una condizione del genere la struttura riduce all’essenziale tutto ciò che riguarda la parte alimentare e dunque ci si deve accontentare di ciò che passa il convento.
Genova, ristoranti Fepag-Ascom. I locali sono chiusi al pubblico da giorni. Qualcuno propone i propri piatti con servizio a domicilio, anche se il lavoro è ridotto al minimo. Fra i ristoratori c’è un tam tam continuo sui gruppi in rete. Gli umori si incrociano e chi riesce a pensare alla ripresa conforta chi riflette su una condizione di difficoltà che lo avvicina al baratro. Sconforto e speranza si alternano in un rimbalzo di messaggi continui che confermano quanto sia coeso il gruppo. Poi viene il momento del “che cosa possiamo fare per dare una mano?”. Perché viene sempre quel momento in cui dallo sconforto si passa all’azione. E allora ecco l’idea: “facciamo ciò che sappiamo fare cercando di essere d’aiuto a chi sta combattendo in prima linea!”.
Ora il tam tam ha un tono diverso, l’entusiasmo allontana lo scoramento e la reazione è ferma, forte, puntuale. I cuochi si organizzano e partono le prime iniziative: pranzi e cene a favore del personale sanitario dei reparti più impegnati di Villa Scassi e del San Martino. Dapprima si fa il possibile con le proprie scorte di prodotti, poi anche alcuni fornitori contribuiscono a dotare le cucine del necessario per confezionare i pasti. Si programma il lavoro e la macchina entra a regime. I pranzi e le cene arrivano a destinazione anche grazie alla collaborazione delle pubbliche assistenze, e quel piccolo segno di vicinanza diventa come un grande abbraccio che si materializza nei contenitori monouso col minestrone, la pasta, l’arrosto, il dessert o la frutta.
Ora il tam tam ha un tono diverso, l’entusiasmo allontana lo scoramento e la reazione è ferma, forte, puntuale. I cuochi si organizzano e partono le prime iniziative: pranzi e cene a favore del personale sanitario dei reparti più impegnati di Villa Scassi e del San Martino. Dapprima si fa il possibile con le proprie scorte di prodotti, poi anche alcuni fornitori contribuiscono a dotare le cucine del necessario per confezionare i pasti. Si programma il lavoro e la macchina entra a regime. I pranzi e le cene arrivano a destinazione anche grazie alla collaborazione delle pubbliche assistenze, e quel piccolo segno di vicinanza diventa come un grande abbraccio che si materializza nei contenitori monouso col minestrone, la pasta, l’arrosto, il dessert o la frutta.
Quelle scatolette di plastica che altrimenti sminuirebbero il valore del contenuto, in questo caso lo esaltano. Ogni pietanza porta con sé un messaggio di speranza, incoraggiamento e riconoscenza, nell’attesa di gustare le stesse specialità, seduti a tavola, parlando con i commensali, magari anche bisbigliando, perché vicini, e sorseggiando un buon vino.
I nomi delle cuoche, dei cuochi e dei loro locali sono importanti, ma i ristoratori Fepag-Ascom ripetono che l’iniziativa è corale e non contano i singoli ma il gruppo, unito più che mai. Ci sarà tempo in futuro per i ringraziamenti.
Sergio Rossi