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Zimin a ritmo jazz per la festa di fine vendemmia a Sarola

Si intitola “3×1 = JazZzemin!”, ed è la festa che a Sarola, primo entroterra di Imperia, alla Cantina e Ristorante della famiglia Ramoino, è diventata una vera tradizione (è la terza edizione) che mette assieme la fine della vendemmia, la grande musica e i grandi sapori della Liguria. Una festa unica che riunisce l’eccellenza della musica, il gusto della tradizione, il piacere della convivialità. In occasione della Festa di Fine Vendemmia si potrà gustare lo zemin, sulle note della Equipage Ambassadors di Leo Lagorio. L’appuntamento è per sabato 23 novembre 2019 al Ristorante della Famiglia Ramoino. 

Menù: Antipasti di Elvira; Zemin; Selezione di formaggi; Dessert a sorpresa. Vini dell’Azienda Agricola Ramoino. Euro 35,00 Prenotazione: 333.678.1228 | 0183.52646 fabiana@ramoinovini.com

LA STORIA DELLO ZEMIN

Con la parola “zimin” o “zemin”, nella tradizione ligure, si indica un tipo di cottura. In Liguria è possibile assaporare lo zemin di seppie o di pesce accompagnato da verdure. Oppure lo zimino di sole verdure, con fagioli o ceci. E’ un termine, che indica il modo di preparare pietanze piuttosto “brodose”, nato in Liguria e via via esportato in altre regioni con tradizioni culinarie simili (Sardegna, Toscana e Corsica). “A seconda dei casi è un piatto di pesce a base di verdure, o la pietanza condita con tale intingolo, o un modo di preparare i fagioli, e così via. A Sassari sono addirittura le interiora di pecora alla brace”, scrive il docente di Linguistica all’Università di Sassari, Fiorenzo Toso. Ancora Toso: “L’etimologia è discussa: secondo alcuni la voce italiana zimino, documentata dal 1698, sarebbe un alterato della forma cimino, variante di cumino (la spezia), ma questo è impossibile perché la z- è sonora: in genovese suonerebbe dunque simin, non zimin”. Potrebbe, però, derivare dall’arabo zâmin o zamîn che significa “grasso”. Una contraddizione affascinante. Come la maggior parte dei piatti liguri, infatti, lo zimin, è una zuppa “di magro”, appartenente alla cucina povera, ma è anche l’unico piatto dove entra, siappur come comprimario, il maiale sotto forma di cotica o costina e, nei quartieri più ricchi di Genova, (a Prà, soprattutto), di salsiccia. Come la tradizione ligure vuole, lo zemin (al di fuori della ritualità novembrina) è consumato da coloro che si prestano a fare lavori pesanti come quello del navigante, del camallo e del pescatore. Deve essere digeribile, non appesantire ma dare tutta l’energia che si richiede. 

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