Tre giorni di viaggio tra le etichette del vino ligure si sono appena conclusi nel centro storico della Spezia con una Liguria da bere 2019 che in più occasioni è stata definita come un’edizione non solo molto ricca ma anche capace di evolversi dimostrando di migliorarsi di anno in anno.
Così è giunta al suo appuntamento numero 14 raccontandosi con una certa dose di orgoglio: non solo quello di chi ha unito tanti produttori vitivinicoli della Liguria ma anche quello di chi ha finalmente integrato produttori, attività commerciali e ristorative portando in via Cavour ben 52 stand.
Dietro a simili risultati non possiamo non considerare gli sforzi di una Liguria che vuole e che può dire la sua, un’agricoltura che a poco a poco torna ad essere protagonista dello scenario economico e culturale portando il proprio territorio e la propria unicità.
Tra i segni tangibili di un simile impegno oltre il 13% di aziende agricole trainate da under 35 che riprova, casomai ce ne fosse stato bisogno, quanta importanza si stia via via attribuendo a ciò da cui tutto ha inizio: la terra.
Ma tutto questo da solo non sarebbe comunque stato sufficiente se non fosse stato soddisfatto l’indissolubile legalmente che unisce il vino al cibo.
Così sono stati portati chef, cene degustazione e prodotti tipici che lavorando come un squadra hanno proseguito, con il loro valore aggiunto, nella celebrazione del vino, in un una delle sue chiavi di lettura tra le più nobili: quella dell’abbinamento.