di Franco Demoro
Durante le mie gite fuori porta, alla ricerca del buon bere, mi informo sempre se nella zona è presente un’enoteca regionale o comunale che mi permetta di conoscere il panorama vinicolo esistente. Le enoteche regionali sparse nelle Langhe sono un esempio di come si possano riunire produttori per permettere al visitatore appassionato, di degustare la maggior parte dei vini del comune o della zona di appartenenza: penso all’enoteca di Barolo, La Morra, Barbaresco, veri esempi di come le Langhe puntino sulla valorizzazione del prodotto enoico.
Anche la Liguria si è dotata di una rete di enoteche regionali sparse sul territorio: dal luglio 2016 è aperta l’Enoteca Regionale della Liguria sede per la Provincia di Savona in Ortovero, presente sul territorio con tutto il panorama vinicolo ligure, creatrice di eventi e degustazioni con abbinamento cibo vino che esaltano le peculiarità dei nostri prodotti. L’enoteca è gestita dalla rete di impresa “Vite in Riviera” (24 aziende consorziate con l’obbiettivo di promuovere i vini e gli oli liguri) di cui la cooperativa Viticoltori Ingauni è capofila
Ortovero, comune a 10 Km da Albenga lungo la riva del torrente Arroscia, è a confine tra le due provincie: le sue origini sembrano essere collocate in età romana visto il significato etimologico che viene ricondotto a hortus vetus,“orto vecchio”.
Infatti, l’agricoltura è sempre stata l’attività principale degli Ortoveresi: dapprima come mera sussistenza, oggi è fonte di lavoro per molte cooperative agrarie con prodotti ortofrutticoli di assoluta qualità: le pesche, i carciofi, gli uliveti le piante aromatiche e i vigneti di Pigato. La cucina di Ortovero è quella prettamente ligure: ravioli e tagliolini di borragine, pesto, torta pasqualina, cima, coniglio alla ligure, friscioi (frittelle di baccalà o verdure), cipolle e fiori di zucca ripieni. Cucina di mare, dove il vino ideale in abbinamento a tutti i piatti è sicuramente il Pigato.
Nel 1976 nasce ad Ortovero la Cooperativa Viticoltori Ingauni per iniziativa di 13 soci, intenzionati a produrre, valorizzare e commercializzare il vino tipico della zona. La Cooperativa si è man mano arricchita di nuovi soci conferitori arrivando a contarne circa 200, con vigneti nel Finalese, nell’Albenganese nel territorio di Diano Marina, e soprattutto nella Valle Arroscia risalendo da Albenga fino al comune di Pornassio.
Spesso quando si parla di cooperativa vinicola si pensa ad una cantina minore senza una vera identità, adducendo il fatto che le uve non provengono da un’unica zona, bensì da molteplici particelle dislocate in molti comuni, senza una guida unica con protocolli simili tra conferitori, e con metodi di coltivazione assai differenti.
Non si tratta assolutamente di un minus! La nostra nazione è ricca di cooperative (mi vien da pensare al consorzio del Parmigiano Reggiano, alle superbe cooperative vinicole dell’Alto Adige) le quali hanno una forza contrattuale importante per spronare tutti i soci a portare in azienda un prodotto curato, sano, perfetto nel suo equilibrio, capace di dare un risultato eccellente. Inoltre, l’essere socio fa si che tutti si sentano parte di una grande famiglia.
I soci conferiscono alla cooperativa circa l’80% delle uve.
La Cooperativa negli ultimi anni ha preso in gestione diretta alcuni vigneti. Il più importante sicuramente é quello a Diano Castello (paesello sopra Diano Marina) patria dei migliori vermentini della riviera ligure di ponente, un vigneto che Mario Soldati non esitò a definire nel suo viaggio “… una grande vigna.”
La cooperativa Viticoltori ingauni produce circa 300.000 bottiglie, numeri considerevoli per quanto riguarda la produzione ligure; il 60% della produzione è ottenuto dall’uva pigato che si declina in tre principali versioni, e il restante 40% diviso equamente tra ormeasco (tre versioni), granaccia e vermentino. Tre sono le linee di produzione: dalle IGP, ai vini base, alla linea top per le enoteche e la ristorazione.
Nella bellissima ed accogliente sala dell’enoteca regionale mi aspetta Massimo Enrico, conferitore, e attento presidente della cooperativa, collega sommelier e mio caro amico. Massimo è entusiasta di condurmi in una degustazione dei vini che rispecchiano maggiormente la filosofia dell’azienda. Ed è ancora più entusiasta nel rivelarmi che a breve la cooperativa potrà fregiarsi della Certificazione ISO 22000, il massimo per quanto riguarda la sicurezza e qualità alimentare.
Sul tavolo molte bottiglie da degustare, e innumerevoli appetizers con prodotti liguri di due soci olivicoli: tutto è pronto….
Inizio la degustazione con un interessante spumante ottenuto con metodo Martinotti a base Pigato e una piccola percentuale di Pinot Nero: il nome dato è la crasi tra i nomi dei due vitigni, Pigano’: mi piace definire questo vino “la risposta ligure al prosecco” infatti è caratterizzato da aromi e sentori fruttati, aromatici e sapidi del vitigno Pigato che ben si compenetrano in bocca con la struttura e la freschezza del Pinot nero. Vino da gustare piacevolmente come aperitivo e da abbinare perfettamente a molti piatti liguri: erbette in pastella fritte, friscioi di baccalà, torta pasqualina.
Tutti I vini bianchi hanno un processo di produzione pressoché comune: in una prima fase il mosto e le bucce restano a contatto per 12-24 ore, raffreddate ad una temperatura di 5-8° C per far sì che possano essere estratti gli aromi primari dell’uva presenti proprio nella parte interna della buccia. In questo modo si ottengono vini con profumi più intensi, fruttati, fini. Il processo prende il nome di criomacerazione.
Successivamente avviene la flottazione, un processo utilizzato per chiarificare il mosto e il vino. Tale processo consiste nel separare i solidi contenuti nel liquido portandoli in superficie con l’aiuto di bolle d’aria o azoto e di particolari agenti flottanti (bentonite, sol di silice, gelatina).
Passiamo poi alla seconda interpretazione del pigato: Pigato R.l.p. DOC: nonostante la giovinezza del vino che lo rende ancora chiuso, si percepisce che, passata l’estate e qualche mese di bottiglia, renderà il meglio di sé: giallo paglierino e riflessi verdognoli, profumo caratteristico, sentori di camomilla, ginestra, leggermente aromatico. Sapore caldo, lievemente amarognolo, mandorlato, secco. Ottimo con le verdure ripiene alla ligure, con la torta pasqualina, con i ravioli di borragine fritti.
Il terzo modo di intendere il pigato è già insito nel proprio nome: Antigu: un particolare Pigato, che testimonia un ritorno alle origini sia nelle tecniche di lavorazione, sia nei profumi e nel corpo davvero muscoloso. Questo vino matura per qualche mese in botti di acacia, le quali conferiscono un colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Limpido quasi brillante; al naso intenso e persistente, dove prevale la ginestra, i fiori di zagara, il fieno appena tagliato, per poi virare verso la frutta matura quali pesca e susina e un finale di erbe aromatiche. In bocca ci invade una sapidità e un’acidità taglienti, con un grado alcolico ben bilanciato dalle componenti dure. Vino che ricorda antichi sapori, ma ottenuto con le più moderne tecniche di cantina.
Davvero sorprendente il vermentino riviera ligure di ponente 2017, un giallo paglierino con riflessi verdolini ed una brillantezza che rifulge nel bicchiere. Dai sentori intensi, che ricordano la frutta bianca, la macchia mediterranea e un cesto di erbe aromatiche con un palato sapido ed una acidità vibrante; vino morbido e molto persistente, adatto a tutta la cucina ligure a base di pesce e a formaggi a pasta morbida.
Ed ora la batteria dei rossi!
Non si può non degustare lo sciac-tra di Ormeasco che presenta un colore intrigante: ricorda il corallo del nostro mare, intenso e brillante. Appena versato nel bicchiere, un aroma invadente si insinua nella cavità nasale, ed è veramente sorprendente sia la quantità che la qualità: vino molto fine con sentori che spaziano dal petalo di rosa, alla ciliegia, alla fragolina di bosco fresca. In bocca è sapido, con tannini setosi ma presenti, che non riescono a nascondere l’acidità. Ottimo compromesso per un abbinamento completo, da un antipasto ad un primo leggermente salsato, ma capace di ben sposarsi con secondi piatti più elaborati. Ottimo sulla pizza!
Granaccia riviera ligure di ponente D.O.C.: rosso rubino carico, con un naso intenso, fine elegante e persistente, frutta rossa e iniziali note speziate; al gusto caldo, dotato di buona struttura estrattiva, sapido, e un’acidità in equilibrio con una decisa ma morbida tannicitá.
Un altro vino decisamente interessante è l’ormeasco di Pornassio Superiore D.O.C.: nasce dall’assemblaggio per il 50% affinato in botti di rovere, e per l’altro 50% in acciaio. Rosso rubino carico, al naso sprigiona note floreali, di frutta rossa, iodate e balsamiche. In bocca è asciutto, secco, sorretto da un buon corpo, con buona acidità e tannini morbidi ma presenti. Caratteristica forse dovuta all’annata, è quella di non risultare per niente amaro nel finale di bocca, caratteristica tipica di tutti i vini a base Ormeasco. Vino che ben accompagna i piatti a base di carni rosse, grigliate, arrosti, selvaggina, trippa in umido, formaggi di malga stagionati e piatti a base di pesce come lo stoccafisso, la buridda o le seppie in zimino.
A mio parere, i Viticoltori Ingauni sono una grande e bella realtà del patrimonio vinicolo della riviera ligure di ponente e di tutta la Liguria, con una varietà di prodotti derivanti da molti vitigni autoctoni, e capaci di farsi apprezzare dai neofiti fino ai palati più esigenti.