Dici Liguria e, immediatamente, pensi all’olivo. Il paesaggio stesso della Liguria, quella che dà sul mare, è forgiato dall’olivo, pianta che nasce nell’Asia Minore ma che in Riviera, da più di 5 mila anni, ha trovato casa. E con l’olivo, naturalmente, l’olio, oro della Liguria, oggi non solo rivalutato dalla dieta mediterranea, ma anche da un turismo che cerca, in una vacanza, paesaggio, sapori, storie di uomini che hanno forgiato il territorio. E la Liguria, costruita sulle fasce, con pietre tenute assieme da “sangue e sudore”, di storie di uomini, di ulivi, di olii eccezionali. Tutte cose che, in teoria, non potrebbero essere messe in un museo. E invece…Invece i musei dell’olivo e dell’olio, in Liguria, ci sono e funzionano anche bene. Non solo. In cantiere c’è anche il progetto di mettere in rete i vari musei dell’olivo, non solo nazionali, ma addirittura mediterranei, per un turismo ancora più internazionale. Al progetto, lanciato dalla Camera di Commercio delle Riviere di Liguria e da PromImperia, hanno aderito Italia, Spagna, Grecia, Tunisia, Croazia attraverso i musei di Imperia, Mora de Toledo, Sparta, Lesbo, Kesra e Pula. Ma torniamo ai musei liguri, da Ponente a Levante.
A Badalucco lo storico frantoio di Giobatta Panizzi è un museo in attività grazie alle sue storiche macine che, in autunno-inverno, tornano in funzione diventando attrazione. Nelle altre stagioni si può, invece, visitare il museo per rivivere la storia dell’olio e degli strumenti e visitare la ricostruzione di un antico molino utilizzato per trasformare le granaglie in farina. Il più antico, almeno per quello che riguarda l’ufficialità museale, è invece il Museo dell’olivo della Fratelli Carli di Imperia Oneglia. All’interno dello stabilimento di una delle più antiche aziende industriali olearie della Liguria c’è un ampio spazio (ha compiuto 25 anni lo scorso anno) dedicato all’olivo, alle origini asiatiche (in Siria non sono rare le foreste di olivo selvatico), alla sua coltivazione, alle tecniche, antiche e moderne, di lavorazione con tanto di oggetti utilizzati in passato sia nell’uliveto che nel frantoio. A Lucinasco, nell’entroterra di Imperia, il museo di civiltà contadina, dedicato allo scultore Lazzaro Acquarone, è stato ricostruito un frantoio dove si possono ammirare gli strumenti utilizzato nel ciclo oleario, ma anche quelli utilizzati dagli agricoltori per la lavorazione di latte e castagne, il vero “pane dell’entroterra ligure”. In provincia di Savona, nel centro storico di Albenga, l’Antico Frantoio Sommariva ha allestito il museo “La civiltà dell’Olivo”, con lo storico frantoio a pietra e gli antichi attrezzi agricoli legati alla produzione dell’olio accanto a dipinti e fotografie d’epoca. Il museo, a differenza del nome, è anche utilizzato per mostre d’arte, fotografiche, presentazioni di libri e concerti. Un modo per fare andare a braccetto passato e presente. Arnasco, a pochi chilometri da Albenga, ospita una delle realtà museali più piccole (ma completa) e suggestive: il Museo dell’olivo e della civiltà contadina, con una collezione di oltre 500 pezzi. A poche centinaia di metri dal museo c’è, poi, un secondo museo, a cielo aperto, che mostra la storia e le tecniche dei muretti a secco. Toirano, famosa per le sue grotte, ospita anche un importante polo museale, il Museo etnografico della Valle Varatella, uno dei più importanti e completi della Liguria. All’interno delle 18 sezioni che compongono lo spazio espositivo ci sono anche stanze dedicate all’olio, all’olivicoltura (la Val Varatella è stata tra le primo zone dove, attorno al 1200, i monaci benedettini rilanciarono la coltivazione olearia) e ai suoi strumenti. A Genova, nella prima collina verso la Val Polcevera, in una splendida villa che domina la Superba, ha sede il Museo di Storia e Cultura Contadina dove, tra le varie attività agricole, c’è anche, se vogliamo un po’ a sorpresa, una sezione dedicata all’olivo. A Rapallo, invece, il Museo di Civiltà contadina propone, addirittura, un impianto per la molatura risalente al XVII secolo assieme ad antichi attrezzi e macchinari. In provincia di La Spezia merita una citazione il Museo Etnografico di Ortonovo, all’interno di un frantoio del XVI secolo. Accanto all’antica produzione olearia sono esposti attrezzi e impianti per la produzione di vini e farine dello spezzino. a livello internazionale sul settore olivicolo e sulla produzione di olio extravergine di oliva. Partner dell’iniziativa sono Italia, Spagna, Grecia, Tunisia, Croazia attraverso i musei di Imperia, Mora de Toledo, Sparta, Lesbo, Kesra e Pula.